Gestire a scuola le crisi convulsive acute

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Con l’inizio della scuola ritorna per i giovani malati il problema della somministrazione dei farmaci in orario scolastico, soprattutto per gli alunni affetti da patologie croniche per le quali risulta indispensabile assumere la terapia nelle ore passate sui banchi. Il Ministero della Salute, in occasione dell’inizio dell’anno scolastico, ha ricordato le raccomandazioni emanate nel 2005 in modo congiunto con il Ministero dell’Istruzione, università e ricerca: secondo quanto scritto nel documento la somministrazione dei farmaci a scuola deve essere formalmente richiesta dai genitori degli alunni, dietro presentazione di un certificato medico che attesti lo stato di malattia dell’alunno con la prescrizione specifica dei farmaci da assumere con posologia, modalità e tempi di somministrazione, conservazione del farmaco.

«Parlando di bambini con una malattia cronica come l’epilessia − spiega Bernardo Dalla Bernardina, direttore dell’UOC di Neuropsichiatria infantile, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona-Policlinico G. B. Rossi e presidente della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) − non si presentano particolari problemi per l’assunzione di farmaci della terapia quotidiana, una volta indicato chiaramente alle insegnanti l’orario e la modalità di somministrazione» E continua: «Diverso il caso di una crisi convulsiva acuta che sopravvenga quando il bambino è a scuola: in questo caso si tratta della gestione di un intervento farmacologico in emergenza e resta aperta la problematica relativa alla decisione di intervenire e alla scelta del momento opportuno da parte delle insegnanti».

Una crisi convulsiva prolungata deve essere tuttavia arrestata il prima possibile per evitare che comporti danni irreversibili. Con la recente approvazione di un nuovo farmaco in soluzione per mucosa orale, da somministrare nello spazio tra la guancia e la gengiva, si è resa disponibile un’alternativa caratterizzata da efficacia e sicurezza pari al trattamento per via rettale, ma più pratica da somministrare in comunità, per la maggiore accettabilità sociale, la facilità di somministrazione e la rapidità di risposta.

«Esistono diverse forme di epilessia e diverse tipologie di crisi sia per frequenza sia per durata − continua il professor Dalla Bernardina. − Il pediatra di famiglia, in accordo con lo specialista responsabile della diagnosi e dell’impostazione terapeutica, ha un ruolo molto importante nello spiegare all’insegnante, non solo come somministrare il farmaco e la patologia in generale, ma il tipo di malattia del singolo ragazzino, in quel particolare momento della sua vita, per fornire criteri da utilizzare per decidere come comportarsi; quindi facilitare la presa in carico del paziente da parte della scuola e gestire al meglio la paura di sbagliare».