Tonsillectomia: no a intervento ambulatoriale

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Dal pediatraL’intervento di tonsillectomia richiede il ricovero, con la notte successiva all’operazione chirurgica da passare in ospedale. Questa è l’indicazione e posizione chiara ribadita da Giuseppe Spriano, presidente della Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale (SIO-ChCF). «Il decreto della Regione Puglia (DGR 1202 del 18/06/2014) include gli interventi di tonsillectomia in età adulta e pediatrica in regime ambulatoriale» racconta Spriano. «Il regime ambulatoriale è una procedura che prevede che il paziente vada a casa una volta che l’intervento è finito». La SIO-ChCF contesta fortemente l’attuazione di tale decreto e ribadisce l’importanza del ricovero di 24 ore dopo gli interventi di tonsillectomia, con il pernottamento in ospedale del paziente. «La maggior parte dei casi di tonsillectomia è rappresentata da bambini, che per l’intervento vengono addormentati. Quando si svegliano bisogna aspettare almeno lo smaltimento dell’anestesia, quindi quelle 4 o 5 ore; in più c’è da considerare il rischio di emorragie, soprattutto nelle prime 24 ore. Diciamo che il rischio più pericoloso è l’emorragia postoperatoria: un’emorragia precoce, entro le 24 ore, è quella che capita più frequentemente, pur essendo un evento raro. Il bambino deve quindi essere tenuto in ospedale per 24 ore, deve dormire in ospedale» continua Spriano.

In generale, sarebbero circa 50.000 le persone che ogni anno vengono sottoposte a questo intervento, fra cui bambini appunto. «Le due indicazioni principali all’asportazione delle tonsille sono rappresentate dalla sindrome dell’apnea ostruttiva del sonno, causata dall’ingrossamento delle tonsille, oppure dalle tonsilliti frequenti, quando il bambino si ammala parecchie volte, circa cinque volte l’anno» spiega Spriano, che rispetto alla gestione dell’intervento chirurgico sottolinea: «Le Linee guida dell’Unione europea dei medici specialisti (UEMS), la massima autorità in Europa, indicano il ricovero con pernottamento in ospedale, così come lo dicono le linea guida stilate dalla SIO-ChCF insieme con la Società italiana di pediatria e altre società, pubblicate nel 2008 e riviste nel 2012». La SIO-ChCF ha quindi preso posizione con la richiesta di modifica del decreto, in linea con le raccomandazioni contenute nelle linee guida nazionali e internazionali, e Spriano sottolinea la posizione del medico: «Il fondamento è che il medico deve decidere chi operare, quando operarlo, come operarlo e quanto tenerlo in ospedale, e le linee guida sono le raccomandazioni a cui i medici si devono attenere».