Difterite: difficoltà di diagnosi e trattamento

2096

Segnalato un caso di difterite in un bambino in Spagna, a distanza di quasi 30 anni dall’ultimo, e la Società italiana di pediatria preventiva e sociale (SIPPS) porta l’attenzione su questa malattia. Per trattare il bambino è stato utilizzato un siero proveniente da un Paese non dell’Unione Europea, in quanto alla richiesta di antitossina difterica alcuni Stati della UE hanno detto di avere lotti scaduti. La SIPPS riporta come questa situazione abbia fatto emergere i rischi del rifiuto della vaccinazione di un bambino ma anche quelli legati alla riduzione dei casi: alcuni bambini non sono vaccinati e vi possono essere ritardi nella diagnosi, essendo rara, nella conferma di laboratorio, per i limiti diagnostici, e nell’inizio del trattamento, per la non disponibilità immediata di antitossina. «Tutti questi fattori rischiano di compromettere il precoce riconoscimento e la gestione dei casi di difterite, in cui il fattore tempo gioca un ruolo decisivo: sebbene la maggior parte dei decessi si siano verificati in Paesi dove la malattia è endemica, i tassi di letalità sono stati più alti in quelli in cui non è endemica e dove la scarsa familiarità con la malattia può portare a ritardi nella diagnosi e nel trattamento» afferma Luciano Pinto, vice presidente SIPPS Campania.

Un trattamento per il quale dovrebbero essere disponibili scorte di antitossina difterica: «Al pari degli altri Paesi dell’Unione Europea, anche l’Italia non possiede scorte di antitossina difterica» aggiunge Pinto. Rispetto al rischio di ritardo nella diagnosi, il presidente SIPPS Giuseppe Di Mauro afferma che per ridurlo “occorre dare vita a programmi di formazione continua per i medici e i pediatri sulle malattie prevenibili mediante le vaccinazioni, sulla loro clinica ed epidemiologia. È sempre più elevato infatti il numero di medici che non hanno esperienza di queste malattie”. Corsi che, secondo il vice presidente SIPPS Gianni Bona , “dovrebbero essere estesi alle vaccinazioni e alle reazioni avverse e agli effetti collaterali dei vaccini, e in particolare al counselling vaccinale, per mettere i medici in condizione stabilire una relazione empatica con i genitori”. Il caso spagnolo, per gli esperti della SIPPS, in attesa di fonti sicure di approvvigionamento e di farmaci alternativi, ribadisce che è indispensabile incrementare la copertura vaccinale.

1 COMMENTO

Comments are closed.