Pediatri e reumatologi per febbri con artrite

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Diagnosi tempestiva, controllo della malattia e importanza del passaggio dall’ambulatorio del pediatra a quello del reumatologo. Il tema sono le malattie autoinfiammatorie, al centro di un incontro con pediatri e reumatologi patrocinato dalle Associazioni Pazienti APMAR (Associazione persone con malattie reumatiche) e AIFP (Associazione italiana febbri periodiche). Malattie genetiche rare, con un esordio in genere prima dei 10 anni. «A causa delle caratteristiche cliniche aspecifiche con cui si manifestano, molto spesso queste malattie non ricevono una diagnosi tempestiva e adeguata; il ritardo diagnostico e terapeutico determina inevitabilmente la comparsa di temibili complicanze a lungo termine, conseguenza dell’infiammazione cronica sistemica che le caratterizza» spiega Giovanni Lapadula, professore ordinario di Reumatologia presso l’Università di Bari.

Un ruolo fondamentale quindi quello del pediatra, a fronte dell’insorgenza in età giovane e dell’importanza di una diagnosi tempestiva: «Le sindromi autoinfiammatorie insorgono spesso in età pediatrica, per questo è importante che i pediatri di famiglia possano pensare a tali patologie di fronte a un bambino con febbre periodica, associata a interessamento infiammatorio della pelle, delle ossa o delle articolazioni e, in casi più rari, anche di altri organi» afferma Francesco La Torre, referente del centro regionale HUB di Reumatologia Pediatrica dell’Ospedale A. Perrinò di Brindisi, che sottolinea come «per una corretta presa in carico del paziente, il pediatra di famiglia dovrebbe sempre pensare anche all’ipotesi di malattie autoinfiammatorie e attivare un percorso diagnostico in collaborazione con il pediatra-reumatologo, in maniera da effettuare una corretta diagnosi (che nei casi selezionati richiede un’indagine genetica) e quindi la terapia più appropriata». Viene riportata anche l’importanza del passaggio dall’età pediatrica a quella adulta di questi pazienti e Florenzo Iannone, professore associato di Reumatologia Scuola di Medicina Università degli Studi di Bari, precisa come le forme reumatiche nel bambino siano da distinguere da quelle che si manifestano in età adulta, e conclude: «Questo si traduce nella necessità di una sinergia fra il pediatra reumatologo e il reumatologo dell’adulto per la presa in carico del paziente e, non meno importante, anche per la gestione degli aspetti psicologici che accompagnano questa transizione».