Adolescenti e sessualità

EDH1880.TIF“La bella Gigogin, di 15 anni faceva all’amore”: così recita uno dei canti patriottici più famosi del nostro Risorgimento. Il “problema” dell’attività sessuale negli adolescenti non è quindi certamente una novità, al contrario di quanto enfatizzano certi comunicati stampa o certe ricerche, che scoprono un po’ l’acqua calda. Come spesso accade – e su cui spesso non si riflette a sufficienza – quello che è cambiato è l’ambito sociale e familiare in cui bambini e adolescenti crescono e da cui ricevono “modelli” educativi e comportamentali di riferimento. A differenza del passato, l’attività sessuale degli adolescenti viene spesso vissuta oggi fuori da rapporti di coppia stabili; si tratta a volte di relazioni – anche intense – ma rapide o ultrarapide nella durata, in cui gli aspetti “somatici” sono spesso disgiunti da quelli affettivi, con maggiore esposizione a partner multipli. I modelli mediatici, a cui i giovani sono costantemente esposti, unitamente all’anticipo dello sviluppo puberale, alla riduzione del peso dato ai precetti religiosi, al maggior permissivismo sociale (“si può, siamo liberi come l’aria”, recitava Giorgio Gaber) sono fattori che possono contribuire all’estendersi del fenomeno, a cui fa da contraltare la diffusione delle malattie a trasmissione sessuale e un certo numero di mamme adolescenti (Save the Children, 2012; Cedap 2013). In Italia, si hanno circa 8.000 parti/anno in donne di età inferiore ai 20 anni (l’1,5% dei nuovi nati). Per circa il 70%, si tratta di ragazze nubili. Il fenomeno riguarda essenzialmente la fascia 15-19 anni (il numero di parti nelle ragazze sotto i 14 anni è intorno ai 100). Inoltre, questa fascia di età rappresenta l’unica in cui non si è avuta una diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza. In questo scenario, si inserisce anche il problema della prostituzione minorile in ragazze migranti, costrette in tale attività, o italiane, che la intraprendono per denaro, piccoli benefici (ricarica del cellulare) o noia. Purtroppo, nel campo della sessualità le principali informazioni che i ragazzi continuano ad avere sono quelle degli amici o che trovano su internet. Molte ragazze non sanno neppure il reale significato del ciclo mestruale o non conoscono il suo funzionamento (Indagine Laboratorio adolescenza, Società italiana di medicina dell’adolescenza e Società di ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza, 2013). In effetti, nonostante siano cambiati gli atteggiamenti e siano aumentate le fonti di informazioni disponibili, la maggior parte degli adolescenti giunge a vivere concretamente la propria sessualità con nozioni confuse, a volte distorte, e spesso senza la minima consapevolezza dei propri sentimenti. È invece importante che ogni giovane acquisisca in anticipo le giuste informazioni sull’anatomia e la funzionalità degli organi sessuali, sulla fisiologia del rapporto sessuale, sulla contraccezione e sulle malattie a trasmissione sessuale. In questo allarmante scenario, il pediatra deve avere un ruolo di rilievo: deve aiutare le famiglie – sempre più fragili e “liquide” – non in grado di contenere ansie e di fornire chiare regole di vita a non abdicare al loro ruolo di primo e più autorevole educatore dei figli; interagire con la scuola per sviluppare più incisivi percorsi di educazione alla salute, anche quella sessuale, con una pedagogia coerente con le capacità cognitive delle varie classi di età; utilizzare i bilanci di salute per un approccio diretto con i minori su tematiche anche delicate a partire fin dall’età prepuberale. A questo proposito, le recenti raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità in tema di educazione sessuale da 0 a 16 anni (Standard per l’Educazione Sessuale in Europa) dovrebbero rappresentare uno sprone per tutti noi a meglio operare in un delicato settore dove si intrecciano aspetti medici, etici, e religiosi, solo per citarne alcuni. Il Pediatra si impegnerà in questo ambito proponendo alcuni aggiornamenti su queste tematiche in modo da rafforzare gli strumenti culturali dei pediatri e permettere loro di offrire risposte adeguate all’attuale scenario sociale.

Silvano Bertelloni e G. Roberto Burgio