Sempre più diffuso, ma assai sommerso. È il quadro che emerge del cyberbullismo, nell’ambito dell’indagine “Abitudini e stili di vita degli adolescenti” della SIP su un campione nazionale di oltre 2.100 ragazzi delle scuole secondarie di primo grado. Un fenomeno diffuso, con circa un ragazzo su tre (31 per cento dei tredicenni, 35 per cento delle femmine) che dice di aver subìto almeno una volta atti di cyberbullismo. E più di un ragazzo su due (56 per cento) afferma di avere amici che hanno avuto questa esperienza. Diffuso ma anche nascosto, poiché il 60 per cento dei maschi e il 49 per cento delle femmine si “difende da solo” e l’11,7 per cento dice di non aver fatto niente. La denuncia con i genitori alla polizia postale avviene nel 3,2 per cento e l’informare un adulto nel 16,8 per cento, mentre il 14,2 per cento ne ha parlato con un amico o amica. I tipi più diffusi di cyberbullismo sono insulti, persecuzioni e minacce sui social network, in chat o tramite sms, e a seguire l’invio o pubblicazione di foto o filmati e falsi profili di Facebook. I dati sono stati presentati agli Stati Generali della Pediatria, organizzati dalla SIP e dalla polizia di Stato in collaborazione con Facebook nella Giornata mondiale del bambino e dell’adolescente. Per promuovere la sicurezza online e un uso responsabile del web, la SIP, la Polizia di Stato e Facebook hanno stilato un vademecum con informazioni e consigli per i genitori e per i ragazzi.
Leggi anche l’articolo: “Adolescenti e social network” sul numero di novembre de Il Pediatra