Diciottomila bambini e adolescenti con il diabete di tipo 1 in Italia. Questa la cifra secondo la Società italiana di endocrinologia pediatrica (SIEDP). «Il numero di giovani con diabete di tipo 1 è in crescita, particolarmente nella fascia di età inferiore ai 6 anni. Soprattutto, esiste un’importante percentuale di giovani, circa il 30%, a cui la malattia viene diagnosticata solo quando si manifesta la chetoacidosi» afferma Mohamad Maghnie, presidente della SIEDP. «Infatti frequentemente i sintomi iniziali del diabete in un bambino sono spesso confusi con altre malattie. A questo proposito la SIEDP ha recentemente pubblicato le linee guida per la gestione della chetoacidosi mentre sono in fase di pubblicazione quelle relative alla gestione dell’ipoglicemia». La malattia è stata al centro della prima edizione dell’Italian Barometer Diabetes Paediatric Forum non solo dal punto di vista clinico, ma anche sociale. Secondo l’indagine internazionale DAWN Youth (promossa da International Diabetes Federation-IDF e International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes-ISPAD, con il contributo di Novo Nordisk) su circa 7.000 bambini e ragazzi con diabete, se la maggior parte dei giovani pazienti dichiara che la malattia non ha mai, o di rado, causato imbarazzo per loro e di non sentirsi, o solo qualche volta, discriminati o limitati, quasi la metà dei genitori ha detto di aver dovuto interrompere il lavoro e uno su tre ha riferito un impatto economico da moderato a forte. E sul periodo successivo (studio DAWN2, adulti; sotto l’egida di IDF, International Alliance of Patient’s Organizations-IAPO e Steno Diabetes Center, con il contributo di Novo Nordisk), afferma Antonio Nicolucci, presidente Data Analysis Center IBDO Foundation e direttore scientifico del Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology (CORE): «Nel prosieguo della vita, il diabete di tipo 1 ha un importante impatto sullo stato psico-fisico della persona che ne soffre e molte persone manifestano un marcato senso di disagio».