Nave Italia: un’esperienza per persone con disagio fisico o psichico

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Due viaggi a luglio, un terzo a ottobre per Nave Italia, brigantino a vela che la Fondazione Tender to Nave Italia Onlus (costituita dalla Marina Militare e dallo Yacht Club Italiano) dedica al recupero delle persone affette da disagio fisico o psichico. Ai primi di luglio c’è stata la spedizione “A gonfie vele contro il cancro” con bambini e ragazzi seguiti dal Dipartimento di Onco-ematologia pediatrica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, insieme con medici, psicologi e infermieri. A metà luglio “Epilessia fuori dall’ombra 2016”, bambini e ragazzi con epilessia in terapia con farmaci con un controllo sufficiente delle crisi, mentre in ottobre “Ragazzi all’arrembaggio” accoglierà sulla nave fratelli e sorelle sani di ragazzi con malattie rare metaboliche, per dare uno spazio a chi vive in famiglia l’esperienza del fratello o sorella malato/a. Parla dell’esperienza Paolo Cornaglia, direttore scientifico della Fondazione.

Quante persone ha accolto finora Nave Italia e con quale obiettivo?

Sono 3600 tra adulti, ragazzi e bambini con disagio psichico, disagio familiare e sociale, disabilità provenienti da enti non profit, scuole, ospedali e ONLUS territoriali da tutto il Paese. L’obiettivo è verificare come l’avventura in mare possa influire sul comportamento di persone con disagio o disabilità, partendo dalla convinzione che possano tirar fuori risorse inespresse quando sottoposte a forti emozioni.

Paolo Cornaglia, direttore scientifico Fondazione Tender to Nave Italia Onlus
Paolo Cornaglia, direttore scientifico Fondazione Tender to Nave Italia Onlus

Come sono organizzate le giornate?

Lunedì si fa cambusa, in modo che tutto il materiale necessario sia a bordo e martedì si parte. Il comandante spiega a chi si imbarca che farà parte dell’equipaggio, con turni di pulizia e partecipazione alle manovre alle vele, mentre gli educatori illustrano i laboratori che saranno sviluppati a bordo: ogni giorno un programma concordato, con variazioni in base alle condizioni meteo. Il tutto in un clima di gioia ed entusiasmo in cui l’educazione alle regole e l’inclusione di tutti sono capisaldo di un percorso abilitativo ed educativo piuttosto sofisticato in termini di competenza pedagogiche e scientifiche. Così si possono includere nell’avventura non vedenti e non udenti, diabetici e schizofrenici, delinquenti ed abusati, tutte parole che su Nave Italia non esistono perché nessuno è la sua menomazione o il suo errore, ma tutti sono persone capaci di cambiare dando il meglio di loro stesse. Al sabato si sbarca dopo la consegna dei diplomi di marinaio di Nave Italia e la foto con il comandante, foto che resta tra quelle più care della loro vita difficile.

Qual è il bilancio dell’esperienza?

Il bilancio è straordinario. Nave Italia è il più originale ed efficace modello riabilitativo esistente. Nessuno riesce a modificare comportamenti in una sola settimana come accade con noi a bordo. Sono stati pubblicati due lavori (International Journal of Educational Research 2013; 58: 15-24; L’integrazione scolastica e sociale 2014; 13: 43-58), relativi all’acquisizione di maggior autostima e alla qualità di vita.

Quali sono i progetti futuri e le possibili evoluzioni?

Nel 2017 attiveremo un programma ‘Dalla nave alla neve’, per portare in montagna gruppi che non hanno avuto accesso agli imbarchi. L’ultimo sogno sembra un’utopia. Vorremmo costruire un ‘Veliero della disabilità’ con fondi europei che coinvolgano tutti i Paesi affacciati al Mediterraneo, un veliero ultratecnologico dotato di ascensori e senza barriere, capace di accogliere anche chi non può camminare. La metodologia è ormai collaudata, se lo strumento diventasse così sofisticato, potremmo accogliere davvero tutti. Nave Italia è stato un sogno; ma non è ancora finito.