Pubblicati i risultati di due ricerche internazionali che hanno ottenuto il successo con la terapia in più di nove pazienti su dieci

Il 91% dei pazienti talassemici diventato indipendente dalle trasfusioni periodiche e il 97% dei pazienti con anemia falciforme senza crisi vaso-occlusive. Sono i risultati della sperimentazione basata sulla tecnica di editing genetico CRISPR-Cas9 di due studi internazionali cui ha partecipato l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine.

Entrambi gli studi (promosse da Vertex Pharmaceuticals e Crispr Therapeutics) hanno al centro il ruolo del gene BCL11A, che regola la produzione dell’emoglobina fetale, guidando il meccanismo che alla nascita porta al blocco la sintesi delle catene gamma (presenti nell’emoglobina fetale, che è formata da catene alfa-gamma) con la produzione, al loro posto, delle catene beta (per l’emoglobina con catene alfa-beta), le quali nei casi di talassemia e anemia falciforme sono responsabili della malattia.

La sperimentazione, tramite editing del genoma, aveva l’obiettivo di ripristinare la sintesi dell’emoglobina fetale: le cellule staminali emopoietiche dei pazienti (età compresa fra 12 e 35 anni), prelevate e selezionate, sono state modificate con il sistema CRISPR-Cas9 programmato per ‘spegnere’ il gene BCL11A e poi reinfuse nei pazienti stessi (dopo la terapia farmacologica necessaria per fare spazio nel midollo alle nuove cellule staminali ingegnerizzate e alla loro moltiplicazione).

I risultati delle due ricerche

In particolare, lo studio CLIMB-111 sulla talassemia, nel quale l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è stato il centro di coordinamento internazionale (coordinatore Franco Locatelli) ha compreso 52 pazienti, di cui 35 con un follow up considerato sufficiente per valutare l’efficacia del trattamento sperimentato (16 mesi). Di questi ultimi, 32 (poco più del 91%) avevano ottenuto la completa indipendenza trasfusionale. Inoltre, estendendo i tempi del follow up, tutti e 52 hanno ottenuto l’indipendenza trasfusionale (valore di emoglobina maggiore o uguale a 9 grammi per decilitro di sangue per almeno un anno di tempo): viene riportato un valore medio di emoglobina di 13,1 grammi per decilitro (11,9 grammi di emoglobina fetale). Nei pazienti con un follow up più lungo (prima infusione quattro anni fa), i livelli di emoglobina non diminuiscono e nel tempo è stabile la presenza delle cellule editate, sia nel sangue periferico sia nel midollo. Infine, viene riferito un profilo di sicurezza congruente con quello di un trapianto autologo e migliore di quello del trapianto allogenico.

Nello studio sull’anemia falciforme, CLIMB-121, i pazienti considerati erano 44 ed è stata valutata l’assenza di episodi vaso-occlusivi per almeno 12 mesi consecutivi, ottenuta in 29 dei 30 casi che avevano un follow up sufficiente (97%); i livelli di emoglobina erano buoni, con una percentuale di emoglobina fetale superiore al 40%, e il beneficio è risultato sostenuto nel tempo.

Conclude Franco Locatelli, responsabile dell’area clinica e di ricerca di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico del Bambino Gesù di Roma: “La pubblicazione congiunta dei due studi su una rivista come il New England Journal of Medicine rappresenta una sorta di pietra miliare per quello che è il cambiamento di scenario terapeutico e il potenziale definitivamente curativo di queste due patologie così diffuse nel mondo”.

Questa possibilità terapeutica per la talassemia e l’anemia falciforme, riporta l’Ospedale, è stata approvata dalla Food and Drug Administration e dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) per i pazienti di età superiore ai 12 anni. Sono ora in corso due sperimentazione per i pazienti con meno di 12 anni all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (che ha già trattato due bambini talassemici e due bambini falcemici con risultati incoraggianti).