…ri-proponi ai Pediatri alcune riflessioni per la loro attività professionale.
L’ISTAT ha confermato che le nascite nel 2024 sono state 370mila, registrando un’ulteriore diminuzione di circa 10mila unità (-2,6%) rispetto ai già pochi nati del 2023.
La fecondità, stimata in 1,18 figli per donna, risulta inferiore anche al precedente minimo storico (1,19 figli per donna del 1995). Finora il requisito minimo in grado di garantire la sopravvivenza di una popolazione era indicato in 2,1 figli per donna, ma modelli matematici aggiornati spostano la soglia a 2,7 figli per donna (PLoS One 2025; 20: e0322174).
Ben affermava dunque Annamaria Staiano che la debolezza demografica dell’Italia si traduce in fragilità sociale (v. Il Pediatra 1/2024, pag. 7). L’inverno demografico – oltre che un problema sociale generale – riguarda ovviamente l’offerta dei servizi sanitari a infanzia e adolescenza, della cui evoluzione si parla da anni, ma che rimane praticamente immutata con gli adolescenti che rimangono la fascia a maggiore rischio socio-sanitario in età evolutiva. In effetti, mentre la mortalità sotto i 4 anni si è progressivamente ridotta negli ultimi 50 anni, quella delle fasce 10-14 e soprattutto 15-19 anni è aumentata (www.istat.it).
A proposito di adolescenza, una recente miniserie televisiva britannica ha richiamato l’attenzione su alcune tematiche di attualità, come gli effetti di bullismo/cyberbullismo e l’attrazione sui giovani di alcune sottoculture diffuse on-line.
Conclude a questo riguardo Maurizio Tucci: “La maggioranza degli adolescenti trova che questa serie televisiva, nella sua drammaticità, rappresenti efficacemente l’adolescenza di oggi” (v. pag. 58). A questo proposito, Elena Bozzola e Chiara Mauro ribadiscono (v. pag. 54) come i media rappresentino rischi importanti per la salute psico-fisica dei giovani, in caso di esposizione prolungata e a inizio precoce.
Ma ricordano anche come questi diffusi mezzi di comunicazione e informazione possono avere effetti positivi sulla creatività e sullo sviluppo di nuove competenze. È, poi, opportuno mettere in evidenza il rilevante contributo che i media possono fornire nel controllo di alcune malattie croniche e nel favorire il contatto tra ragazzi con malattie rare, per evitare sia il senso di isolamento sia la sensazione di sentirsi unici “esperimenti” della natura.
Non si possono, inoltre, non rammentare le decine di migliaia di giovani, giunti da ogni angolo del mondo, che hanno partecipato a Roma al Giubileo degli adolescenti, producendo quel “rumore” che Papa Francesco li aveva più volte esortati a fare per ribadire la loro presenza di cittadini attivi e di speranza per il futuro.
In sintesi, quella gran parte di “adolescenti positivi”, che vivono un’adolescenza sana, studiano con successo, si preparano alla vita e – nel tempo libero – non trascurano attività di volontariato e solidarietà (Roberto G. Burgio).
A preservare la salute di questa adolescenza sana e a ridurre le specifiche cause di morbilità medica e neuro-pischica può contribuire una migliore e omogenea continuità della “care” pediatrica, dalla nascita al raggiungimento della vita adulta su tutto il territorio nazionale, sia nell’ambito delle cure primarie che di quelle ospedaliere, ad oggi purtroppo non ancora realizzata.
A questo scopo è necessaria anche una migliore formazione sulle tematiche adolescenziali in quanto – come sottolinea Emanuela Malorgio (v. pag. 8) – sapere è il primo passo per sapere fare.
Arrivare a definire più chiaramente la piena competenza pediatrica su tutta l’età minorile e in tutti i setting assistenziali è, inoltre, prioritario per evitare che la progressiva riduzione di nascite determini anche una riduzione degli investimenti nell’area pediatrica.