L’ Adolescenza può definirsi come il periodo della vita maggiormente caratterizzato dalla crescita fisica e psico-intellettiva (G.R. Burgio, 2003).
Quella somatica – visivamente la più evidente – si manifesta con la comparsa e il completamento delle caratteristiche sessuali secondarie, un maggiore dimorfismo sessuale tra maschi e femmine e il raggiungimento della statura adulta.
Meno visivamente rilevabili, ma ben evidenti sono anche le modificazioni neuro-psicologiche, non raramente turbolente, che sono innescate dall’effetto degli steroidi sessuali sul sistema nervoso centrale.
Studi neuro-fisiologici hanno messo in evidenza che l’encefalo degli adolescenti ha un’organizzazione strutturale, funzionale e neuro-endocrina specifica. Basti ricordare il fenomeno conosciuto come “potatura sinaptica” e il processo di aumentata mielinizzazione che migliora l’efficacia della conduttività neuronale.
Il pensiero dell’adolescente, visti i diversi ritmi di maturazione delle varie aree cerebrali, è però indotto a svilupparsi primariamente nel complesso limbico e in particolare nell’amigdala deputata alla generazione di risposte emotive istintive.
I ragazzi sperimentano, pertanto, emozioni più forti e meno controllabili rispetto agli adulti e quindi impulsive, mentre cambiamenti più significativi nella corteccia frontale e prefrontale – che riguardano il controllo degli impulsi, la regolazione delle emozioni, la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni e i processi di presa di decisioni logiche e razionali – avvengono più tardivamente (Lombardi e Rossi; Manuale di Medicina dell’Adolescenza, 2025).
Un altro aspetto da tenere presente è la dissociazione, che sta emergendo almeno nei paesi occidentali tra sviluppo del corpo – tendenzialmente in anticipo – e mente (stadio delle operazioni intellettuali astratte, formazione della personalità, inserimento affettivo e operativo nel mondo adulto), che segue l’usuale percorso maturativo o per certi aspetti viene posticipato dall’attuale sistema sociale (aumento degli anni di scolarizzazione, ritardo nello stabilire legami affettivi e nuovi nuclei familiari stabili).
Ne deriva che la fine dell’adolescenza dal punto di vista fisico avviene oggi più precocemente di quella psico-intellettiva e sociale, determinandosi per un certo numero di anni un corpo “adulto”, ma con maggiore prevalenza del cervello limbico e una propensione non ponderata verso comportamenti impulsivi a rischio in piena età pediatrica. In conseguenza di tale dissociazione anche la salute può venire compromessa.
Prevenzione unitamente a identificazione e valutazione precoce dei rischi, che sono parte dell’attività quotidiana del pediatra, dovrebbero più specificatamente indirizzarsi verso gli attuali problemi medici e neuro-psicologici di questa fascia di età, come ci ricorda la cronaca (conseguenze dell’attività sessuale, traumi e incidenti, utilizzo incongruo dei nuovi media, suicidio e atti suicidari, etc).
Per considerare un aspetto tra quelli più vicini alla sensibilità dei pediatri, le vaccinazioni sono un potente mezzo di prevenzione primaria. Le criticità maggiori per quanto riguarda un’adeguata copertura vaccinale rimangono proprio nella fascia adolescenziale, non solo per impulsività, senso di invulnerabilità, rifiuto delle regole che caratterizzano i ragazzi, ma anche per situazioni di organizzazione sanitaria regionale (v. pag.14). Ne deriva un allarmante ritorno di patologie infettive quasi scomparse (v. pag. 4).
Educazione alla salute e prevenzione non riguarda solo l’adolescente, ma è un aspetto caratterizzante nei confronti di tutta l’età evolutiva, perché – come afferma Paolo Becherucci (v. pag. 24) – il compito del Pediatra è anche quello – alla fine dell’adolescenza – di consegnare all’età adulta una persona sana, con le migliori premesse per mantenere il benessere nel tempo.



