Monito di CESVI sulle crisi globali che mettono in pericolo i bambini e su bambini che, anche in Italia, vivono in povertà assoluta, rischio per il maltrattamento infantile

La Fondazione CESVI, con l’occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia, porta all’attenzione i dati sulle condizioni di vita e i rischi di morte dei minori in tutto il mondo per conflitti, cambiamenti climatici e violenza diffusa, e sottolinea come “solo nell’ultimo anno, il taglio dei finanziamenti ha messo a rischio i servizi e i progetti di lotta alla fame e alla malnutrizione di cui beneficiano oltre 14 milioni di minori, rischiando di lasciare senza assistenza 2,3 milioni di bambini affetti da deperimento acuto e di causare fino a 369mila decessi infantili in più, oltre mille al giorno”.

“A milioni di bambini sono negati i diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti per l’infanzia e l’adolescenza, come il diritto alla vita, al cibo, all’istruzione, alle cure mediche. Gli effetti dei conflitti armati, uniti ai cambiamenti climatici e aggravati dai tagli ai fondi umanitari, stanno cancellando decenni di progressi nella protezione dei minori, condannando un’intera generazione alla fame e alla paura, compromettendo il futuro stesso dell’umanità”, afferma Stefano Piziali, direttore generale di CESVI. “I recenti tagli alla cooperazione internazionale rischiano di aggravare di oltre mille i decessi infantili al giorno. In contesti come il Sudan, Gaza e l’Ucraina, milioni di minorenni sono costretti a sopravvivere in condizioni inumane con traumi che li accompagneranno per tutta la vita. E queste tragedie non sono eventi isolati, ma parte di una crisi globale che colpisce l’infanzia in ogni continente. Nella giornata dedicata ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rinnoviamo l’attenzione verso il riconoscimento e il rispetto dei loro diritti fondamentali a prescindere dalla parte del mondo in cui sono nati”.

Il lavoro in Italia

Con il programma dedicato all’infanzia ‘Case del Sorriso’, CESVI nell’ultimo anno ha sostenuto oltre un milione di bambini in 28 Paesi del mondo. Si tratta di un programma che garantisce spazi sicuri e protetti, distribuzione di pasti, sostegno alle attività scolastiche e formative, opportunità ricreative, cure mediche e igiene personale ai minori in difficoltà e progetti a favore dell’infanzia in zone colpite da gravi emergenze umanitarie innescate da conflitti.

Ma le Case del Sorriso ci sono anche in Italia, a Napoli (quartiere di San Pietro a Patierno), a Bari (quartiere San Paolo) e a Siracusa (vicino al quartiere periferico di Mazzarona), con l’obiettivo di “contrastare la crescente povertà e la conseguente maggior esposizione al rischio di maltrattamento infantile, in contesti molto complessi, segnati da fragilità economica e socioculturale, criminalità minorile, dispersione scolastica e carenza di spazi educativi e di aggregazione”. Si tratta di strutture dove vi sono attività di sostegno psicologico, ascolto, supporto alla genitorialità, laboratori sportivi, psicomotori, artistico-espressivi e proposte educative.

“Sebbene episodi di maltrattamento possano avvenire indipendentemente dagli status socioeconomici vivere in un quartiere o in un contesto familiare povero aumenta fortemente i rischi. La povertà materiale, educativa, e relazionale si configura, infatti, come uno dei fattori predittivi più rilevanti di episodi di abuso e trascuratezza, anche perché l’indigenza può rappresentare un rilevante fattore di stress genitoriale”, dice ancora Stefano Piziali, e conclude: “Per garantire i diritti ai bambini nati in zone ad alto rischio di povertà, esclusione sociale, trascuratezza e maltrattamento in Italia, sono, dunque, fondamentali interventi mirati a rafforzare le capacità familiari e migliorare l’accesso ai servizi di assistenza, formazione e supporto psico-sociale, con particolare attenzione alle aree di maggiore vulnerabilità territoriale del Sud Italia, dove la povertà è più diffusa e i sistemi di tutela spesso più carenti”.

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