La SIN richiama l’attenzione sulle disabilità e sui problemi derivanti dall’esposizione all’alcol in utero, prevenibili con l’astensione da tale consumo
Anche piccole quantità di alcol assunte durante la gravidanza rappresentano un rischio grave per la salute del nascituro. La Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadisce la portata dei Disturbi dello Spettro Feto-Alcolico (Fetal Alcohol Spectrum Disorders, FASD), una condizione prevenibile con l’astensione dal consumo di alcol in gravidanza.
I Disturbi dello Spettro Feto-Alcolico comprendono diverse anomalie fisiche e neurocomportamentali, fra le quali rientra la Sindrome Feto Alcolica (Fetal Alcohol Syndrome, FAS), la più grave, con malformazioni facciali, microcefalia, deficit di crescita e ritardi neuro psicomotori. Se le difficoltà cognitive e comportamentali che possono presentarsi con la FAS non vengono riconosciute e trattate precocemente, vi possono conseguenze negative durante l’adolescenza e l’età adulta dallo scarso rendimento scolastico o lavorativo alla mancanza di autonomia e difficoltà nelle relazioni sociali.
La SIN riporta che nel mondo nascono ogni anno circa 120.000 bambini destinati a sviluppare FASD, quasi 2.500 casi in Italia; la prevalenza mondiale della FAS è tra 0,5 e 3 casi ogni 1.000 nati vivi e l’intero spettro dei disturbi correlati riguarda circa l’1% della popolazione globale. I dati, prosegue la SIN, indicano che la FASD è la prima causa di disabilità intellettiva nei bambini dei Paesi ad alto tenore economico. “Nonostante queste evidenze, molte future madri continuano a consumare bevande alcoliche, convinte che un consumo ‘moderato’ di vino, birra, aperitivi, amari o superalcolici non possa nuocere al feto”, sottolinea Luigi Memo, Segretario del Gruppo di Studio di Genetica Clinica Neonatale della SIN.
La società riporta i dati di consumo di alcol in Italia nelle donne in età fertile e durante la gravidanza, e indica come in un progetto sulla salute materno-infantile, rifinanziato dal Ministero della Salute all’Istituto Superiore di Sanità sia previsto il monitoraggio del consumo di alcol in gravidanza tra le donne di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Al progetto, diretto da Adele Minutillo del Centro Nazionale Dipendenze e Doping, parteciperanno strutture di Neonatologia e Ostetricia in diverse regioni italiane.
“È necessario combattere l’accondiscendenza culturale verso il consumo di bevande alcoliche, anche da parte dei professionisti sanitari. La totale astensione dall’alcol è la sola strada corretta da intraprendere, già da quando si comincia a pensare di voler concepire un figlio”, commenta Massimo Agosti, Presidente della SIN, e conclude: “La FASD è una condizione prevenibile al 100% e i medici, in particolare ginecologi, neonatologi e pediatri, devono fornire informazioni chiare e dettagliate sui rischi associati al consumo di alcol in gravidanza. Per i piccoli esposti all’alcol durante la gravidanza, è, inoltre, fondamentale la diagnosi precoce, che garantisca una presa in carico efficace, che preveda cure mediche e neuro-psichiatriche/psicologiche, logopedia, terapia fisica, educazione speciale e altri servizi”.