Il 1 agosto Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation, ha consegnato al Comitato Scientifico della sperimentazione Stamina il protocollo di produzione relativo al metodo. La scadenza per la consegna, concordata per il primo luglio, era stata stata posticipata perché Stamina aveva avanzato ulteriori istanze di “trasparenza” per acconsentire a iniziare la sperimentazione. All’origine della presa di posizione il rifiuto del Ministero della salute di accogliere alcune richieste di Stamina, tra cui il coinvolgimento di un’organizzazione internazionale di ricerca a contratto e la nomina di un esperto, scelto dalla fondazione, in sostituzione del professor Giulio Cossu dimessosi dall’incarico.
Malgrado il Ministero della salute abbia deciso di stanziare 3 milioni di euro per valutare la plausibilità scientifica del metodo, decidendo di non accogliere l’appello sottoscritto da 200 ricercatori italiani contrari, la protesta dei malati non si placa. Dal 23 luglio un gruppo di persone affette da gravi patologie neurodegenerative, accompagnate da familiari e sostenitori, ha organizzato un presidio di fronte a palazzo Montecitorio. Scopo della manifestazione è ottenere una deroga al Decreto vigente che conceda loro di accedere alle stesse cure permesse a chi le ha iniziate all’epoca della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto legge numero 24 (ex Decreto Balduzzi). In altri termini i malati chiedono di poter utilizzare il metodo Stamina prima che inizi la sperimentazione, se mai vedrà la luce. Attualmente è solo per effetto dei ricorsi ai tribunali che il personale di Stamina continua a operare in un’unica struttura pubblica, gli Spedali civili di Brescia, dove circa un centinaio di pazienti ha ricevuto l’infusione di cellule staminali mesenchimali preparate secondo il controverso metodo.