Un bambino su due presenta, alla nascita, un ittero cutaneo evidente. Questo evento è generalmente considerato fisiologico: l’organismo del neonato deve imparare, infatti, a metabolizzare la bilirubina, che nella vita fetale viene eliminata attraverso la placenta.
Un aumento della bilirubinemia non costituisce un grave problema a meno che i livelli non raggiungano valori molto elevati, richiedendo un tempestivo intervento. La fototerapia è in grado di garantire una riduzione della bilirubinemia in tempi relativamente brevi (6-8 ore); l’exsanguinotrasfusione, tecnica più cruenta riservata ai casi con segni neurologici, consente una riduzione molto rapida (1-2 ore) della bilirubinemia.
Tuttavia il picco della bilirubinemia può essere raggiunto dopo la dimissione dall’ospedale, specialmente se si attua la dimissione precoce; il neonato può presentare dei sintomi clinici aspecifici, che se non riconosciuti possono esitare nel grave quadro dell’ittero nucleare con severe conseguenze neurologiche.
Per contrastare questo pericolo la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha elaborato delle raccomandazioni per il trattamento dell’iperbilirubinemia neonatale, frutto di un importante lavoro di revisione e valutazione della estesa letteratura sull’argomento.
La scarsa attendibilità dei fattori di rischio consiglia oggi di focalizzarsi sulla ricerca di un livello di bilirubinemia che sin dai primi giorni di vita sia predittivo di una iperbilirubinemia a distanza. Il risultato è la elaborazione di un normogramma della bilirubina che, sulla base del valore di bilirubinemia determinato dopo le prime 24 ore di vita, è in grado di identificare i neonati a rischio di iperbilirubinemia grave, in modo da programmare un adeguato follow-up ed evitare ogni rischio neurologico. Le Raccomandazioni della SIN prevedono anche la possibilità di utilizzare un Registro dell’iperbilirubinemia grave, anonimo e volontario, con lo scopo di avere dati oggettivi su cui poter migliorare la strategia preventiva attuata.