Identificare le cardiopatie congenite con la pulsiossimetria

L’adozione sistematica dello screening, attraverso la pulsiossimetria, per identificare tutte le cardiopatie congenite nei neonati: questa la proposta emersa nell’ultimo congresso della Società italiana di Neonatologia (SIN).

Le cardiopatie congenite, che riguardano il 6-8 per mille dei nati vivi, costituiscono uno dei grandi temi della neonatologia e della terapia intensiva neonatale. «La maggior parte delle cardiopatie congenite viene diagnosticata in utero, con i controlli ecografici durante la gravidanza. Vi è poi un’ulteriore quota che viene identificata nei primi giorni di vita, sia attraverso segni clinici, come soffi o aritmie, sia con problemi di ossigenazione che si manifestano con cianosi» spiega Costantino Romagnoli, presidente della Società italiana di Neonatologia.

Esiste, tuttavia, una serie di cardiopatie congenite che possono non presentare sintomi clinici alla nascita, ma che si svelano in tutta la loro gravità quando si completa l’adattamento circolatorio. La chiusura del dotto arterioso di Botallo, che si verifica nei giorni successivi alla nascita, rivela alcune cardiopatie, silenti alla nascita, in tutta la loro gravità dopo la dimissione dall’ospedale. «Attraverso la pulsiossimetria, esame semplice ma ancora poco diffuso, è possibile identificare il 90% delle cardiopatie che non danno segni clinici. Quindi, se nei reparti di maternità venisse fatto uno screening, in modo sistematico a tutti i neonati prima delle dimissioni, con questa strumentazione, ridurremmo in modo significativo la possibilità che non sia individuata una cardiopatia in fase presintomatica o oligosintomatica» prosegue Romagnoli e conclude: «Il ruolo del pediatra di famiglia è quello di prendere atto che è stato fatto anche questo esame, ma che nonostante questo esiste la possibilità di una patologia congenita in un neonato. Da qui l’importanza di un’alleanza tra neonatologi e pediatri di libera scelta, per la salute del neonato, soprattutto nel primo mese di vita».