Contrastare la sedentarietà sin dalle prime età della vita, con un approccio traversale che tocchi aspetti sociali, educativi, urbanistici: questo è l’argomento degli Stati Generali della Pediatria 2013, dal tema “Il bambino, l’attività motoria e lo sport”, che si svolgeranno il prossimo 20 novembre.
«Ogni anno la Società italiana di Pediatria organizza questa iniziativa in occasione della giornata Giornata mondiale del bambino e dell’adolescente − spiega Giovanni Corsello, presidente della SIP. − Lo scopo è coinvolgere pediatri, istituzioni e cittadinanza in genere su una tematica che ha un forte impatto sulla salute dei bambini: quest’anno si parla di attività motoria e di sport». L’iniziativa è articolata in un evento nazionale che si svolgerà in Campidoglio a Roma e in numerosi eventi locali, organizzati dalle Sezioni regionali SIP, ai quali prenderanno parte rappresentanti del mondo delle istituzioni, della scuola, dei media, dello sport.
L’argomento del 2013 segue quello dello scorso anno sull’alimentazione. Infatti stili di vita salutari devono includere l’abitudine quotidiana all’attività fisica, dunque l’educazione motoria è fondamentale fin dall’infanzia e dagli adolescenti. «Ma non solo: lo sport e l’attività motoria in genere, oltre a offrire vantaggi in termini di salute, per la prevenzione di obesità e sovrappeso, è anche fondamentale per lo sviluppo della socialità e della vita di relazione. Infine l’attività motoria influisce positivamente sull’equilibrio circadiano» sottolinea Corsello. «Questi messaggi devono passare ai giovani attraverso il coordinamento tra pediatra, famiglia e scuola. Il pediatra di famiglia ha un ruolo strategico di “sentinella”, per cogliere comportamenti a rischio per sovrappeso e dipendenza da video, inoltre deve coordinare la prevenzione che si svolge in ambito famigliare. Il supporto del Coni è infine necessario – conclude il presidente SIP − perché le società sportive siano parte attiva nell’educazione motoria, che vada al di là dell’attività sportiva finalizzata all’agonismo, pensando piuttosto allo sport inteso come attività ludica. Questo per evitare che in età adolescenziale chi non abbia intrapreso una strada verso la competizione, si ritrovi escluso dallo sport e dalla attività fisica in genere, come invece adesso molto spesso avviene».