Cardiopatie congenite: positivo sulle famiglie un percorso dalla diagnosi precoce

In caso di cardiopatia congenita, i genitori accompagnati dalla diagnosi precoce in epoca prenatale fino alla nascita hanno un approccio più positivo e instaurano un migliore rapporto con il neonato, rispetto a coloro che si trovano ad affrontare l’emergenza alla nascita.

In questo senso un approccio multidisciplinare, con un percorso condiviso tra ginecologo, cardiologo pediatrico e psicologo, offre i migliori risultati in termini di impatto sulla famiglia e di impostazione dei successivi interventi correttivi.

Il primo passo è la comunicazione della diagnosi alla coppia, che alla ventesima settimana si trova ad affrontare problematiche quali l’incertezza sulla sopravvivenza e la salute futura del bambino, il lutto per la perdita dell’immagine del bambino sano e l’adattamento a una nuova immagine, l’affrontare procedure e persone nuove.

«Quando a seguito dell’identificazione di un’anomalia cardiaca in ecografia morfologica tra la ventesima e la ventiquattresima settimana, si esegue un ecocardiogramma che evidenzia una malformazione si comincia un iter di intervento insieme alla famiglia ‒ spiega Pierluigi Colonna, cardiologo presso il Reparto di Cardiochirurgia e Cardiologia Pediatrica Azienda Ospedaliero Universitaria di Ancona- ‒ Si comincia con un momento importante e difficile: quello della comunicazione alla madre e al padre della diagnosi. È importante che sia presente il cardiologo pediatra così che possa ben spiegare la situazione e le successive tappe, gli interventi da eseguire, i rischi correlati, le aspettative di vita del bambino e la qualità di vita. I genitori possono scegliere anche di interrompere la gravidanza se la malformazione è complessa e difficilmente compatibile con la vita, o associata ad anomalie genetiche. Devo dire che i casi di interruzione sono pochi e limitati a gravi malformazioni multiorgano».

Fondamentale in questo caso il supporto psicologico e la disponibilità di medici e personale che devono offrire alla coppia sostegno emotivo instaurando un rapporto di fiducia. Continua Colonna: «Importante il dialogo e il supporto psicologico alla coppia, fin da questa fase della gravidanza, perché se i genitori sono informati della presenza della cardiopatia prima della nascita, sono più preparati e meglio accettano questo “difetto” del figlio. Quando invece la diagnosi viene fatta dopo la nascita con il conseguente trasferimento urgente del neonato alla cardiologia pediatrica, si creano spesso, soprattutto nella madre, reazioni depressive o di non accettazione».