Cinquemila minori non accompagnati nel 2013, oltre dieci volte superiori i numeri per ora del 2014 rispetto all’anno precedente. La Società italiana di Pediatria (SIP), riunita a Palermo dall’11 al 14 giugno per il 70° Congresso italiano di Pediatria, pone l’attenzione sul tema dei bambini migranti e della loro assistenza e integrazione. Tra il 2012 e il 2013 i minori migranti sbarcati sul suolo italiano erano già passati da 2.213 a 7.928, di cui più di 5.000 non accompagnati. E nei primi mesi del 2014 i numeri sembrano essere ulteriormente cresciuti, arrivando a essere nei primi due mesi dieci volte superiori a quelli dei primi due mesi del 2013, secondo quanto riportato dall’organizzazione Save the Children: 860 minori, di cui 720 non accompagnati. «La crisi economica del nostro Paese scoraggia l’immigrazione dei nuclei familiari in cerca di opportunità di lavoro, mentre cresce la componente di adolescenti in fuga da guerre, non accompagnati, figli di profughi e richiedenti asilo» dice Giovanni Corsello, presidente della SIP. Si presentano quindi nuovi bisogni di salute per i minori che arrivano, cui a possibili condizioni patologiche presenti già prima della partenza dal Paese di origine si aggiungono i traumi fisici e psichici e infezioni respiratorie e gastroenteriche acute collegati al viaggio. Per migliorare l’assistenza offerta a questi bambini la SIP sottolinea l’importanza della formazione e delle competenze di chi lavora nei centri di accoglienza e promuove un progetto formativo, prima solo in Sicilia e poi in tutta Italia. La formazione si basa su indicazioni del Gruppo di studio SIP per il bambino migrante, presentate a Palermo, al Congresso. Spiega Rosaria Maria Da Riol, segretario del Gruppo di studio: «Nella stesura di queste nuove indicazioni si è tenuto conto sia delle attuali evidenze scientifiche sia del rapporto costo-beneficio delle singole prestazioni di laboratorio e/o specialistiche nell’ambito del SSN. Inoltre, la strutturazione in diversi livelli di intervento permette al professionista di utilizzare queste indicazioni adattandole alle diverse tipologie di minori migranti e – in base al contesto di provenienza, alla storia personale e familiare, all’anamnesi fisiologica e patologica – al singolo bambino».