La ricerca e i farmaci in pediatria. Un tema importante su cui i pediatri si confrontano. Francesco Chiarelli, presidente della Società italiana di ricerca pediatrica (SIRP), afferma in merito che ci si trova nella situazione delicata di “dover proteggere i piccoli pazienti sia dall’eccesso di ricerca (over-research) che dall’estremo opposto, ossia una scarsità che possiamo definire under-research. I ricercatori sono responsabili di molti aspetti che potrebbero scaturire dalla ricerca: fisici, emotivi e sociali. E le ricerche devono comprendere strategie per minimizzare e limitare ogni possibile distress e rischio. Ad esempio somministrare i farmaci per via orale e non iniettiva, oppure utilizzare strategie consolidate per la gestione del dolore, sostegno psicologico e specializzato per comunicare adeguatamente con il bambino. Vogliamo ribadire questi principi perché esiste una scarsa conoscenza dei metodi della ricerca medica e talvolta capita di leggere che i medici vogliono usare i bambini ai loro scopi, nulla più lontano dalla realtà”.
Il tema della ricerca in pediatria è stato al centro del 1° Congresso nazionale della SIRP durante il quale sono stati coinvolti anche i giovani specializzandi su discussioni sulla metodologia della ricerca scientifica, si è parlato dello stato della ricerca di interesse pediatrico in Italia e degli scarsi finanziamenti, nonostante i quali vi è una produzione scientifica, anche se con margini di miglioramento. Ha trovato spazio la valutazione di come la ricerca abbia influenzato e influenzi la qualità delle cure nei vari ambiti specialistici della pediatria. Racconta Chiarelli che i relatori hanno “sostenuto che il miglioramento continuo dell’assistenza in pediatria in Italia è strettamente collegato alla ricerca scientifica e tecnologica e sono molteplici gli esempi di come grazie alla ricerca scientifica la qualità delle cure è migliorata in vari settori della pediatria negli ultimi anni. Ed ancora più interessanti e positive sono le prospettive di migliorare ulteriormente la qualità delle cure delle malattie pediatriche e, conseguentemente, la qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie”.