Le convulsioni febbrili costituiscono una manifestazione epilettica benigna presente in circa il 3-5% dei bambini di età compresa fra i 3 mesi e i 5 anni e di solito non comporta esiti sullo sviluppo motorio o cognitivo. La convulsione febbrile semplice (non complicata) si presenta come un episodio critico generalizzato con una durata inferiore ai 10 minuti, episodio che rimane generalmente isolato nel corso dello stesso evento febbrile; la prognosi è benigna e nella maggior parte dei casi non è necessario sottoporre il bambino a un approfondito programma diagnostico.
Quando una convulsione febbrile semplice si ripete nell’arco di 24 ore con più di un episodio critico nel corso dello stesso episodio infettivo la prognosi rimane benigna come per la convulsione febbrile semplice. Le convulsioni febbrili complesse – che si manifestano con una semeiologia focale con crisi ripetute nell’ambito dello stesso episodio febbrile e di durata superiore ai 10 minuti – necessitano invece di un approccio diagnostico più approfondito basato sullo studio elettroencefalografico, su esami di laboratorio e sul neuroimaging, in quanto è più alta, rispetto alle convulsioni febbrili semplici, la percentuale di specifiche cause etiopatogenetiche e maggiore è il rischio di sviluppo successivo di epilessia.
Lo stato epilettico febbrile, nonostante abbia una morbilità e una mortalità bassa, rappresenta la forma più grave delle convulsioni febbrili complesse. Dal punto di vista terapeutico, la profilassi continua o intermittente è oggi sconsigliata sia nel caso di convulsioni febbrili semplici che complicate, in quanto i potenziali benefici degli interventi di profilassi sono minori rispetto al rischio di effetti collaterali.
Le più recenti informazioni sulle modalità di gestione clinica delle convulsioni febbrili sono raccolte in un recente studio che fornisce anche un algoritmo per differenziare le forme semplici dalle forme complesse, introducendo il concetto delle forme semplici “plus” e affronta in modo dettagliato le controversie relative ai possibili rapporti fra le convulsioni febbrili e la sclerosi ippocampale, i casi complessi di epilessia come la sindrome di Dravet o alcune forme geneticamente determinate, discutendo inoltre dei recenti studi epidemiologici sullo stato epilettico febbrile.
Mastrangelo M, Midulla F, Moretti C. Eur J Pediatr 2014; 173(8): 977-82.