Si chiama Sleep Clinical Record ed è uno strumento semplice per una prima valutazione dei disturbi del sonno dei bambini, una patologia pediatrica spesso sottovalutata, senza ricorrere a complesse indagini strumentali. Messo a punto dal gruppo di studio coordinato da Maria Pia Villa, direttore della UOC di Pediatria dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e responsabile del Centro regionale per lo studio e la cura dei disturbi del sonno, può essere utilizzato nei piccoli pazienti con sospette apnee ostruttive del sonno.
In pratica si tratta di una scheda diagnostica, che attribuendo punteggi a tre aree tematiche, esame fisico, sintomi soggettivi, storia clinica, giunge a una diagnosi preliminare, senza indirizzare i pazienti alla polisonnografia, una procedura con notevoli costi, che può essere eseguita in pochi centri specializzati, pur rimanendo il gold standard.
Il punteggio attribuito, chiamato sleep clinical score, prevede la risposta a domande di tre aree. La prima considera l’esame fisico di naso orofaringe e occlusioni dentali per evidenziare la presenza di respirazione con la bocca, ipotonia delle cartilagini, ipotonia del muscolo orbitale, ostruzione nasale, deviazione del setto, ipertrofia delle tonsille, difetto di malocclusione. La seconda batteria di domande, a cui rispondono i genitori, analizza sintomi soggettivi, quali: respirazione dalla bocca, russamento, sonno agitato, frequenti risvegli notturni e sintomi diurni come la sonnolenza. Un terzo questionario prevede la ricerca di sintomi quali deficit d’attenzione, iperattività; anche in questo caso le domande sono da rivolgere ai genitori.
Il questionario è stato testato su 279 bambini ai quali è stata eseguita anche la polisonnografia. I risultati hanno mostrato che lo Sleep Clinical Record ha una alta sensibilità nell’identificare le forme medie di apnee ostruttive del sonno, ed è uno strumento che può essere utilizzato con successo con i piccoli pazienti
Villa MP et al. Eur Respir J 2013; 41: 1355–1361.