Depressione durante la gravidanza e nel post partum. In Lombardia è stato realizzato un progetto perché sia neomamme sia i neopapà abbiano un’assistenza adeguata. Il progetto “Depressione in gravidanza e post partum: modello organizzativo in ambito clinico, assistenziale e riabilitativo”, della durata di due anni e finanziato dalla Regione Lombardia, è stato realizzato dall’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano in collaborazione con l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) e con la partecipazione dell’Associazione Progetto Itaca. Gli obiettivi erano diversi, come realizzare un modello organizzativo della presa in carico delle donne con depressione perinatale, dunque l’individuazione e il trattamento rapidi ed efficaci, ma anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, il supporto dei papà, la formazione degli operatori sanitari. In una prima indagine conoscitiva del progetto su circa 500 donne e 500 uomini, un genitore su 3 ha affermato di aver avuto (in prima persona o il partner) una depressione post partum (soprattutto con il primo figlio), meno della metà ne ha parlato con il suo medico e solo un papà su due si è sentito partecipe e in grado di supportare la partner. È stata organizzata un’assistenza domiciliare specialistica alle mamme e ai neonati, con psichiatra, psicologa, pediatra e volontaria dell’Associazione Progetto Itaca, sono stati realizzati interventi di supporto e formazione e coinvolte le Società scientifiche di riferimento per stilare indicazioni di buona pratica clinica, per la prevenzione, la diagnosi e la cura della psicopatologia perinatale. «In Italia, circa il 16% delle donne soffre di depressione in gravidanza o nel post-partum: un disturbo che, se non diagnosticato in maniera tempestiva, può avere ripercussioni sulla salute della mamma e del bambino» ha detto Francesca Merzagora, presidente di Onda. «L’iniziativa regionale, che ci ha visti impegnati accanto all’AO Fatebenefratelli di Milano e a Progetto Itaca per supportare le madri in difficoltà, attraverso un’assistenza domiciliare integrata, e i papà mediante la creazione di gruppi di sostegno, rappresenta un modello di eccellenza, che auspichiamo venga replicato nel contesto lombardo ed “esportato” nelle altre regioni italiane».