Bambini nella “terra dei fuochi”

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terra dei fuochi_31046L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diffuso nuovi e allarmanti dati sullo stato di salute degli abitanti nella cosiddetta “terra dei fuochi” (55 comuni nelle province di Napoli e Caserta) (Rapporti ISTISAN 15/27), mettendo in evidenza un quadro epidemiologico caratterizzato da eccessi della mortalità e di ospedalizzazione per diverse patologie a eziologia multifattoriale, che hanno tra i fattori di rischio ‒ accertati o sospetti ‒ l’esposizione a inquinanti ambientali. Tali composti possono essere rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o da combustione incontrollata di rifiuti. Dai dati diffusi dall’ISS emerge inoltre un eccesso di bambini ricoverati già nel primo anno di vita per tumori. In particolare, si è osservato un eccesso di neoplasie del sistema nervoso centrale in ambedue le province di Napoli e Caserta e un eccesso di ospedalizzazione per leucemie in provincia di Caserta. Nello stesso rapporto sono stati aggiornati anche i dati sulla salute infantile nel sito di interesse nazionale di Taranto, sottolineando come in tale area sia presente un eccesso di mortalità per tutte le cause e di ospedalizzazione per le malattie respiratorie acute; si è anche rilevato un eccesso di incidenza della patologia oncologica.

Tali rilievi confermano l’importante effetto dell’ambiente sullo sviluppo di alcune malattie, in quanto – come ci ha insegnato il professor Roberto Burgio – “se il Pianeta perde la salute, la perde anche l’uomo”. Inoltre i minori, per la loro particolare condizione, sono probabilmente maggiormente suscettibili agli effetti dei contaminanti ambientali sia perché soggetti in fase di crescita sia perché il danno provocato dall’esposizione può riguardare il genitore prima del concepimento, il feto in periodi critici dello sviluppo intrauterino e direttamente il bambino dopo la nascita. Al di la degli effetti mutageni di alcuni composti, le azioni epigenetiche (metilazione del DNA, modificazioni post-traslazionali degli istoni, espressione dei microRNA) rappresentano i principali meccanismi attraverso cui i tossici ambientali possono interferire con il genoma. Tali azioni possono essere esercitate molto precocemente nella vita di un soggetto, ma poi influenzarne a lungo termine lo stato di salute, inducendo una maggiore suscettibilità verso importanti patologie, che possono coinvolgere il funzionamento dei tre grandi sistemi di controllo dell’organismo (sistema nervoso, apparato endocrino, sistema immune) con ripercussioni sullo sviluppo neuropsichico, la funzione ormonale – in particolare per quanta riguarda quella riproduttiva – e un aumentato rischio di patologie autoimmuni e oncologiche (Casati et al. Front Cell Develop Biol 2015; 3: 37; Tshala-Katombay et al. Nature 2015; 527: S187-92; Skakkebaek NE et al. Physiol Rev 2016; 96: 55-97). Alcuni dati in letteratura stanno poi mettendo in evidenza come il disturbo epigenetico possa avere effetti transgenerazionali, soprattutto quando gli organismi vengano esposti nel periodo fetale o nei primi periodi vita extrauterina, andandosi a determinare delle epimutazioni perduranti nel tempo e trasmesse alla prole con effetti negativi anche sulle generazioni future oltre a quella direttamente esposta.

Nel suo rapporto l’ISS raccomanda che la protezione della salute infantile sia perseguita non solo mediante la tutela del periodo prenatale, la garanzia di un ambiente sicuro per le donne in gravidanza e le attività di prevenzione dei rischi ambientali per i minori, ma anche attraverso una corretta informazione sui rischi conseguenti la contaminazione del territorio e sulle incertezze che ancora esistono in questo ambito. In passato, questo argomento è già stato preso in considerazione da Il Pediatra, ma data la sua rilevanza, la nostra Rivista non mancherà nel corso di quest’anno di approfondire alcuni aspetti emergenti.

Silvano Bertelloni