Negativizzare subito l’infezione nei bambini che nascono sieropositivi curandoli al meglio e arrivare, grazie alle cellule dei più piccoli, a farmaci che potranno in futuro eliminare il virus HIV per lungo tempo, magari per sempre, anche negli adulti, eliminando o riducendo di molto quelle nicchie di resistenza dove oggi i farmaci non riescono ad arrivare. Una ricerca, a partire dalle cellule dei bambini, per arrivare a nuovi farmaci su nuovi bersagli, o anche all’immunoterapia specifica. Si tratta del progetto di ricerca EPIICAL, avviato dalla piattaforma Fondazione Penta, una rete internazionale di centri universitari, e dall’Ospedale Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. «La più efficace evoluzione nella cura dell’AIDS è stata l’introduzione della terapia combinata antiretrovirale nelle fasi più precoci dell’infezione. Questo significativo cambiamento della strategia terapeutica ha trovato la sua prima e più piena applicazione nell’infezione pediatrica, quando il virus è trasmesso dalla madre infetta al neonato, solitamente al parto. In questo modello infatti, il momento dell’inoculo dell’agente infettivo è noto ed è quindi possibile instaurare immediatamente la terapia» dice Paolo Rossi, direttore del Dipartimento Pediatrico Universitario, Ospedale del Bambino Gesù. «L’introduzione della terapia precoce permette di abbattere e quasi annullare la presenza del virus HIV nel sangue e nei tessuti con una modifica totale degli effetti negativi sul sistema immunitario e quindi sulla salute generale dei pazienti. I bambini che hanno ricevuto la terapia precoce presentano un quadro immunologico e virologico unico, tanto che alcuni, sospesa la terapia, sono stati per lungo tempo senza virus HIV evidenziabile». Lo studio in laboratorio su quello che succede nei bambini porrebbe quindi le basi per arrivare a nuovi trattamenti per tutti.