Sostegno alla famiglia è strategico per ripartire

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“Come neonatologi siamo soddisfatti per il disegno di legge del Governo sul Family Act in quanto rappresenta la prima proposta organica di misure e incentivi a sostegno della genitorialità, che mette la famiglia al centro del futuro e auspichiamo che diventi presto legge”, ad affermarlo è il Prof. Fabio Mosca, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), che sottolinea così l’importanza dell’iniziativa legislativa dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. “La creazione di condizioni favorevoli alle famiglie nascenti e alla conciliazione dei tempi di vita-lavoro deve essere vista nell’ottica di contrastare il problema della denatalità che in Italia sta assumendo dimensioni preoccupanti e del sostegno alla cura dei neonati e dei bambini”, aggiunge Mosca.

Welfare finora debole

La scelta di avere un figlio e la cura del neonato sono fortemente influenzate, infatti, dalle misure di welfare e dalle iniziative a favore del work life balance, che purtroppo negli ultimi due decenni hanno rappresentato un punto debole nelle politiche sociali. Tra le criticità maggiori la mancanza di asili nido, anche aziendali, tempi di congedo parentale non ottimali, sostegni economici alle famiglie che non fanno parte di un piano continuativo di supporto che si sviluppi non solo nei primi anni di vita. Proprio la difficoltà nella conciliazione dei tempi di vita e lavoro è uno degli ostacoli maggiori alla genitorialità che ha portato nel 2019, come documentato dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ben 37mila donne a lasciare la propria occupazione. Oggi 1 donna su 2 in Italia non lavora.
La precarietà e la mancanza di iniziative strutturate e consolidate di welfare sono tra le ragioni che determinano il ritardo nella scelta di avere figli e influiscono anche negativamente sull’allattamento materno. Mentre nei primi giorni di vita, infatti, il 90% delle donne italiane comincia ad allattare al seno, già al 4° mese la percentuale crolla al 31% e a 6 mesi solo il 10% delle mamme continua ad allattare. Per questo motivo, la SIN sostiene la necessità del congedo di maternità postnatale di almeno 6 mesi, per agevolare le donne nel raggiungere il tempo minimo necessario per l’allattamento esclusivo al seno, primo e ineguagliabile investimento di salute che una madre può donare al proprio figlio.
La famiglia deve essere, secondo la SIN, il cuore delle politiche economiche. Accogliamo dunque con favore l’attenzione da parte del Governo ad affrontare il problema con un provvedimento dedicato che ha avuto già il merito di riaccendere il dibattito sulla questione demografica e favorire una nuova presa di coscienza sulle difficoltà dei genitori, in particolare delle mamme, nella conciliazione dei tempi di vita e lavoro.
Le misure economiche, come l’assegno universale a tutte le famiglie a partire dal settimo mese di gravidanza e l’indennità per madri lavoratrici erogata al rientro post-congedo, ma anche quelle organizzative e strutturali, come il congedo di paternità esteso a 10 giorni e con modalità flessibili di gestione, forniscono per la prima volta un quadro organico di sostegno concreto e puntano a garantire alla donna che lavora e ai genitori, il giusto supporto, affinché i neonati possano essere seguiti adeguatamente nei primi mesi di vita.

“Il Family Act proposto è un primo passo significativo per attuare politiche più strutturate a sostegno delle giovani coppie e della natalità, ma bisogna continuare a mettere in campo tutte le risorse disponibili, affinché l’Italia superi l’enorme piaga del calo delle nascite, che nel 2020, secondo le ultime previsioni Istat, toccherà un nuovo record negativo. La Sin già da alcuni anni ha acceso l’attenzione sulla questione demografica del nostro Paese, anche in sedi Istituzionali, proponendo misure a sostegno della famiglia e si rende disponibile a collaborare con il Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. Occorre dare sempre più strumenti alle famiglie e ai giovani, sostenendole prima e dopo la nascita, così da garantire, anche dal punto di vista dell’assistenza, il meglio per il neonato e i suoi genitori, colmando le grandi diseguaglianze regionali, nel welfare e nella sanità”, conclude Mosca.