Il legame fra funzionalità cerebrale “capovolta” e autismo

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Molti soggetti autistici avrebbero una funzionalità cerebrale “capovolta”, stando ai risultati di un nuovo studio appena pubblicato dai ricercatori della City University of London e della Birkbeck University of London.

La ricerca, condotta su bambini di età compresa tra i 4 e i 5 anni, ha mostrato una differenza significativa nelle funzioni cerebrali dell’emisfero destro e dell’emisfero sinistro. I soggetti non autistici avevano, infatti, una probabilità più alta di avere una funzionalità cerebrale nella norma per abilità sociali e comunicative, mentre i soggetti con disturbo dello spettro autistico mostravano un aumento significativo della funzionalità cerebrale ‘capovolta’, associata a una diminuzione delle competenze in queste aree.

La metà dei 196 bambini sottoposti alla ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, era autistica.

La maggior parte dei soggetti non autistici aveva una funzionalità cerebrale in cui l’emisfero sinistro era dominante per le abilità motorie, mentre l’emisfero destro era dominante per l’elaborazione dell’espressione facciale. Si pensi anche alla tendenza, tipica degli esseri umani e di alcuni primati, di cullare o tenere in braccio i neonati dal lato sinistro del corpo, in modo che sia il genitore che il bambino rientrino, l’uno per l’altro, nel campo visivo sinistro.

Tuttavia, nel gruppo di bambini con diagnosi di autismo, è stato riscontrato un aumento significativo della funzionalità cerebrale “capovolta” – un “effetto specchio” del modello standard.

Nello studio sono stati fatti eseguire ai bambini test di abilità motoria (capacità di presa con entrambe le mani per determinare quale mano venisse usata di preferenza) ed è stato chiesto loro di provare a cullare una bambola gender-neutral per determinare il lato del campo visivo che tendevano a utilizzare per l’elaborazione dell’espressione facciale. In un secondo momento, sono state valutate le capacità sociali e comunicative di ogni bambino.

I ricercatori ritengono che i “capovolgimenti” cerebrali e comportamentali siano la chiave per capire come il cervello dei bambini con disturbi dello spettro autistico si sviluppi nel tempo. Queste scoperte potranno, in futuro, aiutare i medici a individuare il rischio di sviluppare disturbi neurologici prima di quanto le attuali pratiche diagnostiche non consentano di fare.

La Dott.ssa Gillian Forrester, docente di Psicologia alla Birkbeck University, ha dichiarato che:”Le funzionalità cerebrali si sviluppano precocemente nella vita e possono essere rilevate attraverso semplici test comportamentali. Abbiamo appena riportato la prova di questo in un altro studio – dove i neonati ad alto e basso rischio di autismo hanno mostrato differenze nel comportamento dello sguardo a sei mesi di età, il che è stato correlato con lo sviluppo del linguaggio e l’abilità motoria a 14 mesi”.

La Dott.ssa Brenda Todd, docente di Psicologia alla City University of London e co-autrice dello studio ha affermato:”Speriamo che questi risultati ci aiutino a identificare e sostenere in età più precoce i bambini con disturbi dello sviluppo. Siamo molto grati a tutti i bambini che hanno partecipato a questa ricerca, così come ai genitori e agli insegnanti che l’hanno resa possibile”.