Uno studio dell’IRCCS Burlo Garofolo ha segnalato una diminuzione con conseguente calo delle nascite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente

Meno concepimenti durante i mesi di lockdown per la pandemia da COVID-19 nel 2020 e meno nascite nove mesi dopo. Uno studio realizzato da pediatri e ginecologi dell’IRCCS “Burlo Garofolo” di Trieste ha riportato una riduzione del 20% dei concepimenti rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (11 marzo-16 maggio), con 247 nascite rispetto a 308.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Acta Paediatrica, data la rilevanza del dato seppur riferito a un solo ospedale, considerando fra l’altro che le nascite complessive presso l’IRCCS Burlo Garofolo sono salite da 1.417 a 1.474 dal 2019 al 2020.

“Si tratta di un risultato purtroppo atteso, che aggrava il trend di denatalità del nostro Paese e che deve imporre un cambio di passo”, dice Egidio Barbi, professore dell’Università di Trieste, direttore della Clinica Pediatrica del Burlo e coautore dello studio. “Si tratta chiaramente di un fenomeno complesso e multifattoriale, ma almeno, in concreto, vi è una necessità urgente di politiche di supporto dedicate, a partire dalla realizzazione di asili nido accessibili per tutti, alla facilitazione al lavoro dei genitori con figli, alle politiche di riduzione dei costi indiretti e a un ulteriore incremento dell’offerta educativa”.

Sempre nello stesso periodo non sono stati osservati aumenti delle nascite pretermine, dei parti cesarei o della necessità di ricoveri in terapia intensiva, a indicare nessun impatto su esiti delle gravidanze e qualità delle cure, mentre viene rilevato un calo del 20% delle interruzioni volontarie di gravidanza.

“Tra le possibili cause di questo calo dei concepimenti ci possono essere la crisi economica, la preoccupazione per il futuro occupazionale, gli aspetti psicologici e sociali correlati alla pandemia e al lockdown”, ipotizzano Giampaolo Maso, responsabile dell’Ostetricia, e Francesco Risso, responsabile della Neonatologia, autori principali dello studio, che sono stati coadiuvati dagli specialisti in formazione Andrea Trombetta e Melania Canton.

Conclude Egidio Barbi affermando che, pur con i limiti dell’essere dati riferiti a un solo ospedale, quanto riscontrato “fotografa una realtà ben definita e vuole essere uno stimolo per ricerche più allargate e riflessioni urgenti, anche alla luce della persistente incertezza generata dal perdurare della pandemia e della crisi correlata”.