di Silvano Bertelloni

“Figli di un dio minore…”così ha scritto il dr. Quiriconi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Lucca, per sottolineare come l’attuale pandemia stia assorbendo a senso unico l’attenzione dei decisori e anche dei professionisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con uno “shift” di importanti risorse umane ed economiche verso l’infezione da Sars-CoV-2 a scapito di altre patologie che stanno passando in secondo piano, con possibili gravi conseguenze per la salute complessiva della popolazione. Secondo il Sistema di Sorveglianza Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso del 2020 sono stati registrati oltre 75.800 decessi attribuibili direttamente a Covid-19. L’incremento assoluto per tutte le cause di morte sull’anno precedente è stato però di quasi 112 mila decessi. Se da un lato è possibile ipotizzare che parte della mortalità da Covid-19 possa essere sfuggita alle rilevazioni, dall’altro è anche concreta l’ipotesi che una parte ulteriore di morti sia stata causata da altre patologie, che non è stato possibile intercettare e trattare nei tempi e nei modi dovuti nell’ambito di un SSN in piena emergenza e non adeguatamente preparato ad affrontare la situazione pandemica (ISTAT, 26 marzo 2021).

Tale situazione ha avuto un profondo impatto anche in ambito pediatrico. Da un lato, vi è stata una ritardata intercettazione dell’esordio di patologie gravi e potenzialmente fatali. Sia a Pisa sia in altri centri (Sherif EM et al., JPEM 2021; doi: 10.1515/jpem-2021-0099) vi è stato un incremento di diagnosi tardive di diabete mellito tipo 1 con grave coma cheto-acidosico. Dall’altro lato, i minori con malattie croniche e rare unitamente alle loro famiglie hanno sperimentato una sensazione bivalente sia di abbandono per la profonda riorganizzazione delle attività ambulatoriali e di ricovero, tese a garantire prevalentemente attività urgenti e non differibili, sia di paura nei confronti di follow-up e trattamenti ambulatoriali in ambito ospedaliero. Molti controlli per patologie croniche sono stati assicurati mediante una implementazione di forme alternative come telefonate, e-mail, messaggistica istantanea audio-video, o telemedicina. Sebbene tali modalità alternative abbiano dato la possibilità di mantenere i contatti, esse non hanno potuto completamente sostituire il modello di “care face-to-face” a cui con i pazienti e le loro famiglie sono abituati, soprattutto quando si rendono necessarie valutazioni fisiche, percorsi di riabilitazione o indagini strumentali di diagnosi o monitoraggio (Baroncelli G et al., JPEM 2021; doi: 10.1515/jpem-2021-0217). Inoltre, la necessità di un rapido ricorso a queste modalità alternative di gestione del paziente ha messo ancora una volta in evidenza le differenze territoriali; la telemedicina non è risultata, infatti, uniformemente integrata nel sistema sanitario, necessitando di adattamenti delle strutture esistenti anche dal punto di vista culturale e regolamentare per quanto riguarda il sistema di programmazione e remunerazione delle prestazioni.

A livello territoriale sono segnalate sempre più spesso situazioni di fragilità delle famiglie (G. Di Mauro, RIPPS 1/2021), che la crisi socio-economica ha accentuato determinando, ad esempio, un incremento di disturbi nutrizionali (v. rubrica pagg. 4-6) e di casi di abuso su minori non solo fisico, ma anche con trascuratezza estrema nelle cure fisiche e nei bisogni psicologici (si legga l’articolo di P. Ferrara e G. Franceschini a pag. 58 e segg.)

Nuove problematiche imposte dal mutato scenario socio-sanitario su cui Il Pediatra continuerà a offrire un costante aggiornamento per assicurare un’assistenza sempre più in linea con i nuovi bisogni, poiché come ha sottolineato il Presidente SIP Alberto Villani “la pandemia ri-orienta le scelte e ri-definisce le priorità, smascherando disfunzioni e carenze”.