Una nuova classificazione della patologia che mette a rischio la vista di centinaia di bambini, da trattare tempestivamente

Una malattia vasoproliferativa che si stima che in Italia metta a rischio la vista di 900 bambini ogni anno. Se non trattata, la retinopatia dei prematuri (ROP) può comportare un distacco totale di retina e viene calcolato che un terzo dei bimbi nati prematuri possa svilupparla. Fa il punto sulla situazione diagnostica e terapeutica Domenico Lepore della UOC di Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretta da Stanislao Rizzo e Professore aggregato di Oftalmologia presso l’Università Cattolica, campus di Roma.

I vasi retinici in caso di nascita prematura si sviluppano quando il neonato è nell’incubatrice, ma per ragioni ancora non conosciute questo processo si interrompe nei bimbi estremamente prematuri o con gravi patologie associate, con una modifica nella direzione della crescita che non avviene più in superficie, ma verso l’interno dell’occhio e può essere causa di distacco della retina. La classificazione della ROP è stata ora aggiornata e pubblicata sulla rivista Opthalmology. “Negli ultimi anni, sia per l’introduzione dei sistemi di intelligenza artificiale, che per il cambiamento dell’outcome della patologia, legato all’introduzione di nuovi farmaci, il vecchio linguaggio non era più adatto a descrivere quello che succedeva”, racconta Domenico Lepore, unico italiano dei 23 autori e uno dei 5 europei. “Per questo, NIH e International Pediatric Ophthalmology and Strabismus Council (IPOSC) hanno sponsorizzato uno studio per mettere a punto questa nuova classificazione”.

Novità nella diagnosi

“La novità principale è rappresentata dall’introduzione di standard fotografici per la diagnosi delle forme più gravi; questo offre al clinico un riferimento standardizzato, che permette di superare il problema della variabilità nella classificazione della malattia (sia tra i vari esperti, che a livello della stessa persona, in momenti diversi)”, prosegue nella spiegazione Domenico Lepore. “L’intelligenza artificiale (i sistemi di convolutional neural network, vengono fatti ‘allenare’ su banche dati di immagini di patologie retiniche, delle quali sono noti anche gli esiti di patologia) aiuta a ridurre la variabilità dell’osservazione. La nuova classificazione infine ha curato anche un’armonizzazione del linguaggio. Se prima si parlava di ‘normale’, ‘pre-patologico’ e ‘patologico’, in seguito si è capito che non si può individuare una distinzione netta tra un quadro e l’altro, perché la patologia è un continuum, che abbiamo ‘tradotto’ in una gradazione di immagini, dal normale al patologico, riassunto in 6 step fotografici”.

Gli studi sul farmaco per salvare la retina

Dal punto di vista terapeutico, importante il monitoraggio dei neonati prematuri e l’intervento tempestivo, appena effettuata la diagnosi: “Il bambino prematuro, relativamente alle complicanze oculari va seguito con grande attenzione tra la 34° e la 46° settimana; una volta fatta la diagnosi, abbiamo appena 48 ore di tempo per effettuare il trattamento”, illustra ancora Domenico Lepore, e prosegue: “Studi recenti hanno dimostrato l’efficacia dell’iniezione intra-vitreale (cioè all’interno dell’occhio) del ranibizumab, un farmaco anti-VEGF che blocca la crescita patologica dei vasi, e che è lo stesso usato anche per la retinopatia diabetica. Nella maggior parte dei casi basta una singola iniezione; ma nel 20-30% dei casi è necessario effettuare una seconda somministrazione, a distanza di 4-6 settimane dalla prima. Uno studio pubblicato nel 2019 su Lancet, aveva dimostrato una percentuale di successo dell’80% nell’evitare il distacco di retina. Nel nuovo studio, in fase di pubblicazione su Lancet Childhood & Adolescent Health, sono state valutate anche le performance visuo-motorie del bambino, cioè la sua capacità di usare la vista per muoversi nello spazio e queste, nei piccoli trattati con ranibizumab, sono risultate comparabili a quelle di pari età prematuri, senza il problema retinico. Questo farmaco ‘salva-retina’ è stato approvato dall’EMA circa un anno e mezzo fa, oltre che dall’FDA e dall’autorità regolatoria giapponese, ma non è stato ancora autorizzato dall’Aifa. In Italia dunque per il momento può essere utilizzato solo all’interno di un trial clinico oppure ‘off-label’”.