Fin dall’età perinatale è possibile il verificarsi di episodi ischemici o emorragici a livello cerebrale, ed è importante prestare attenzione ai segnali di allarme

Non solo in età adulta, ma anche nelle fasce di età perinatale, neonatale e pediatrica gli ictus cerebrali sono frequenti ma non hanno una grandissima. A richiamare l’attenzione sul tema e sull’importanza di non trascurare i possibili campanelli di allarme è Vita Antonella Di Stefano, Direttore UOC Pediatria e Pronto Soccorso Pediatrico dell’AOE Cannizzaro di Catania e Consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP), che ricorda come sia importante l’intervallo di tempo tra la sintomatologia e la diagnosi e terapia: “infatti la diagnosi precoce così come la terapia immediata possono cambiare la prognosi e la qualità della vita del bambino, sin dall’età perinatale”.

L’età più colpita appare essere fino ai 5 anni e poi nell’adolescenza, spiega Vita Antonella Di Stefano, mentre come cause principali ricorda le malattie cardiache congenite e in particolare il rischio rappresentato dal forame ovale pervio, che “è sempre aperto in utero durante la gravidanza e si chiude fisiologicamente entro il sesto mese o il primo anno di vita del bambino. L’insorgenza di cefalee improvvise, nel bambino più grande e nell’adolescente, potrebbero essere dovute alla presenza del forame ovale ancora pervio attraverso il quale si potrebbe verificare il passaggio di microemboli innescando i sintomi dell’emicrania”.

Vi possono essere poi cause genetiche e malformative e nell’ambito degli ictus in epoca perinatale la pediatra riporta cause placentari per un alterato flusso placentare o per disordini della coagulazione materna. “Si è parlato anche tra le possibili cause di ipertensione arteriosa nel bambino, ma non ci sono evidenze scientifiche in letteratura che la sola ipertensione nel bambino possa essere causa di ictus, bensì associata ad altre patologie come l’obesità e/o l’iperglicemia”, racconta ancora Vita Antonella Di Stefano.

Importante quindi che i genitori siano attenti a possibili segnali di allarme, anche dubbi, da non trascurare. L’appello di Vita Antonella Di Stefano è di recarsi dal proprio pediatra o al pronto soccorso per “una qualsiasi manifestazione dubbia a carattere neurologico, come per esempio una paresi anche sfumata di una parte del corpo, una difficoltà alla deambulazione, una cefalea improvvisa che non passa neanche dopo somministrazione di antidolorifico e per la quale il bambino richiede di stare con la luce spenta. O se insorgono problemi di articolazione della parola o improvvisi problemi di vista per cui il bambino non riesce a mettere a fuoco. Ecco, tutti questi possono essere dei campanellini di allarme”. Un’azione tempestiva può cambiare la prognosi, e in questo senso, la pediatra conclude ricordando “l’importanza di lavorare molto sulla prevenzione sia dei fattori di rischio, come ipertensione e obesità, ma anche sulle cause genetiche e malformative”.