Si è da poco celebrata l’annuale Giornata internazionale delle bambine, che l’Onu ha indetto nell’ottobre 2012 per focalizzare l’attenzione dei cittadini e delle istituzioni dei vari Paesi sulle tante violenze che globalmente coinvolgono le ragazze. Circa 15 anni fa Roberto Burgio scriveva su questa Rivista che l’onda emotiva suscitata dalla notizia di violenze coinvolgenti bambine o adolescenti investe la sensibilità e l’indignazione dei pediatri e, si può aggiungere, della maggioranza della società. La situazione, purtroppo, sembra non sia migliorata nel corso degli anni. Il Rapporto su “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” di Terres des hommes (https://terredeshommes.it/indifesa/pdf/Dossier_indifesa_tdh_2021.pdf) documenta che milioni di minorenni rischiano matrimoni forzati, gravidanze precoci, lavoro domestico, povertà; persiste poi il dramma delle mutilazioni genitali e degli aborti selettivi per favorire la nascita di figli maschi. Le recenti vicende in alcuni Paesi come l’Afghanistan, in cui si è instaurato un governo fondamentalista, o la Turchia, che ha ufficialmente abbandonato l’adesione alla Convenzione di Istanbul, cioè il primo strumento giuridicamente vincolante per prevenire e combattere la violenza sulle donne e quella di genere, possono aggravare gli scenari futuri.

Violenze e discriminazioni non risparmiano neppure il nostro Paese e “il Covid-19 ha aggravato le diseguaglianze, in particolare quelle di genere, e tutte le situazioni preesistenti di vulnerabilità” ha affermato Elena Bonetti (Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia). I numeri sono impressionanti e spesso troppo poco conosciuti o troppo poco considerati. Per citare solo qualche esempio, nel Rapporto si ricorda che in base ai dati elaborati dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale, nel 2020 sono stati 5.789 i minori vittime di reati in Italia (+34% rispetto al 2010): oltre 6 su 10 erano bambine e ragazze. La violenza sessuale è il secondo reato in termini di vittime: 554 nel 2020, l’88% ha riguardato bambine e ragazze. Cresce il numero di minori vittime di pedo-pornografia (248 nel 2020 vs 66 nel 2010); le ragazze sono particolarmente vulnerabili essendo protagoniste di oltre il 70% dei materiali on-line di abuso su minori. La famiglia non sempre protegge. Se un meritevole esempio è stata la denuncia di una madre che ha trovato una chat tra quelle del figlio in cui venivano scambiati video pedo-pornografici e che ha portato alla individuazione di una rete diffusa in 13 province italiane, in molte famiglie non si vigila adeguatamente sui rischi e sui crimini a cui i minori sono esposti o di cui sono protagonisti anche on-line. Ma, oltre a inadeguata vigilanza o mancata educazione a un corretto utilizzo di nuovi e vecchi strumenti mediatici, troppe violenze, maltrattamenti e abusi avvengono in famiglie non pedocentricamente orientate e spesso sono consumati nel silenzio o nell’invisibilità, lasciando cicatrici profonde nel corpo e nella psiche che possono favorire forme di psico-patologia e lo sviluppo di bullismo.

Con questa infanzia abbandonata, minacciata, violata tutti i Pediatri possono avere occasione di cimentarsi nel loro ruolo di “antenna sociale” e di “avvocato dei minori” come spesso ricordava Roberto Burgio. In queste situazioni risulta fondamentale avere la sensibilità di percepirle e acquisire le capacità di un lavoro in rete con professionalità diverse per fornire un aiuto concreto.

Onorando gli insegnamenti di Roberto Burgio, ‘il Pediatra’ ha sempre rivolto un’attenzione particolare a queste tematiche e su questa strada intendiamo proseguire.

Infine, con l’approssimarsi delle Festività di fine anno è un piacere inviare a tutti i lettori e alle loro famiglie i più sinceri auguri a nome di tutto il Comitato Scientifico, della Redazione e dell’Editore unitamente a un arrivederci al 2022.