Trattamento con Teduglutide per l’intestino corto in un bambino piccolo

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All’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” usato il trattamento con Teduglutide in un bimbo di otto anni, il più piccolo fra quelli trattati in Italia finora

Ha 8 anni ed è il più piccolo fra i bambini con sindrome dell’intestino corto trattati finora con il farmaco innovativo Teduglutide. A oggi in Italia il farmaco è stato prescritto solo in altri due casi pediatrici ed è stato approvato recentemente da AIFA. Il trattamento è stato effettuato presso la Gastroenterologia dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo”, nel reparto diretto dalla dr.ssa Grazia Di Leo (nella foto).

La sindrome dell’intestino corto è una condizione rara (circa cento pazienti in Italia) dovuta a malformazioni intestinali congenite, anomalie della motilità intestinale e resezioni dell’intestino. In genere richiede la nutrizione parenterale domiciliare quotidiana attraverso una vena profonda e il 15-20% dei bambini con sindrome dell’intestino corto è destinato alla nutrizione parenterale per il resto della vita, con le possibili complicanze collegate a tale tecnica. Il Teduglutide può permettere la sospensione della nutrizione venosa ed essere un’alternativa al trapianto di intestino, anch’esso con possibili conseguenze importanti, anche sulla sopravvivenza. Questo trattamento solo di recente è stato provato in età pediatrica, è somministrabile solo dopo i primi quattro anni (periodo in cui avviene la gran parte della crescita dell’intestino) e richiede un monitoraggio attento.

“Finora in Italia sono stati trattati solo un paio di bambini, tutti di età maggiore del bimbo curato da noi e tutti in centri pediatrici italiani super affermati. Solo pochi centri autorizzati in Italia possono prescrivere questo farmaco e seguire l’iter clinico del piccolo paziente. Il trattamento con il Teduglutide permette la crescita dell’intestino in tutte le sue parti e funzioni con possibilità di interrompere la nutrizione parenterale o di riduzione dei giorni di trattamento parenterale nei casi selezionati di sindrome dell’intestino corto in cui la nutrizione parenterale non trova alternative di trattamento”, spiega Grazia Di Leo, e conclude: “Siamo fieri di poter avviare i pazienti a una cura che rappresenta una sinergia fra cura, ricerca, innovazione medica ed esperienza clinica nel campo di patologie rare e difficili anche in età pediatrica”.