Aumento dei casi di influenza stabile, ma attenzione anche alle altre infezioni da virus respiratorio e necessità di ricoveri
Il virus dell’influenza rallenta la corsa: in questi ultimi giorni la diffusione, dopo l’inizio in corsa, mostra segni di stabilizzazione, anche se l’incidenza resta il doppio di quella registrata nel 2019-2020; i più colpiti sono i bambini con meno di 4 anni, ma anche fra di loro è stata vista una lieve riduzione di nuovi contagi. Riporta il quadro l’Osservatorio Influenza in un comunicato, e aggiunge che rimangono tante tuttavia le sindromi simil-influenzali e resta la preoccupazione per i casi di infezione da virus respiratorio sinciziale (che colpisce in particolare sotto l’anno di età), la cui diffusione ha portato a un picco di ricoveri in pediatria e in terapia intensiva di neonati e bambini piccoli per bronchioliti e polmoniti.
Quest’anno, il virus respiratorio sinciziale, che rappresenta la prima causa di ricovero sotto l’anno di vita, è arrivato prima, perché di solito la fase epidemica arriva tra la metà di dicembre e la fine di gennaio; inoltre quest’anno si presenta in forme più violente, a seguito delle misure adottate contro la pandemia da SARS-CoV-2: “Essendo stati costretti a rimanere molto in casa, i bambini hanno avuto nell’ultimo anno una minore possibilità di esposizione alle infezioni virali e tutto questo ha reso più vulnerabile il loro sistema immunitario”, illustra Fabrizio Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi. “Da qui si spiega l’aumento dei casi non solo di Covid e influenza, ma anche di virus respiratorio sinciziale in questa fascia di età”.
Non essendoci a oggi un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale, senza allarmismi, viene in ogni caso raccomandata ancora più prudenza nella prevenzione, non facendo frequentare ai bimbi posti affollati, evitando contatti con persone, anche adulti, con sintomi respiratori e seguendo le precauzioni igieniche adottate anche per il COVID-19 (mascherine, se possibile anche per i più piccoli, distanziamento e lavaggio/igiene frequente delle mani).
Meno disponibilità per altre malattie
Quello che preoccupa è l’afflusso negli ospedali, più che la patologia che in genere guarisce; ospedali che iniziano a essere in difficoltà data l’alta incidenza di bronchiolite, che comporta poi una difficoltà all’accettazione e gestione di altre patologie. A questo si somma la diffusione dell’influenza, in crescita soprattutto sotto i 4 anni di età, e i casi di COVID-19, anch’essi in aumento nei bambini. Ne consegue la raccomandazione degli esperti, riporta sempre il comunicato di Osservatorio influenza, accanto alla prevenzione, delle vaccinazioni contro l’influenza e contro il COVID: “Fare il vaccino anticovid è fondamentale per la salute stessa dei bambini e per permettere loro di tornare a condurre una vita sociale normale, particolarmente importante per lo sviluppo psichico e della personalità in questa fascia di età”, afferma ancora Fabrizio Pregliasco, e conclude: “Ma, oltre ai benefici diretti, la vaccinazione dei bambini potrebbe contribuire anche a diminuire la velocità di circolazione del virus e potrebbe comportare un aumento della copertura vaccinale dell’intera popolazione e, quindi, una maggiore protezione anche per i soggetti più fragili di tutte le età, soprattutto se conviventi con i bambini”.