Le restrizioni collegate alla pandemia da COVID-19 hanno avuto un impatto sulla circolazione dei virus respiratori nei più piccoli

Importante riduzione e variazione temporale della circolazione dei virus stagionali respiratori e del virus respiratorio sinciziale. A parlarne uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in microbiology, che è stato coordinato da Manola Comar, professore di Microbiologia Clinica e Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Microbiologia Avanzata Traslazionale dell’IRCCS Burlo Garofolo, in collaborazione con il Pronto Soccorso Pediatrico, diretto da Alessandro Amaddeo.

“Tra settembre 2020 e marzo 2021 abbiamo analizzato un totale di 1.227 tamponi rinofaringei prelevati da pazienti pediatrici con sintomi simil-influenzali, riconducibili a una sospetta infezione da Sars-CoV-2, utilizzando un test molecolare per la diagnosi differenziale con altri patogeni respiratori”, racconta Manola Comar. “La diagnosi clinica di Sars-CoV-2 nei bambini risulta spesso difficile a causa della sovrapposizione dei sintomi con quelli causati dai tipici virus respiratori stagionali, che colpiscono la popolazione pediatrica nella stagione autunno-inverno. Tra questi ricordiamo il virus dell’influenza A e B, vari adenovirus e coronavirus, virus parainfluenzali, enterovirus, bocavirus, metapneumovirus, virus respiratorio sinciziale, rhinovirus, Bordetella pertussis, Bordetella parapertussis e Mycoplasma pneumoniae. L’utilizzo di un test diagnostico di ultima generazione, in grado di valutare la presenza di uno o più microrganismi contemporaneamente e in breve tempo, ha permesso di evidenziare l’epidemiologia di questi virus e la loro associazione con i sintomi presentati dai bambini”.

I dati raccolti hanno mostrato la distribuzione dei diversi responsabili delle infezioni nei più piccoli e la sintomatologia associata: “Il virus Sars-CoV-2 è stato rilevato nel 5,2% dei bambini e la febbre è risultata il principale fattore di rischio per l’infezione, così come per l’infezione da adenovirus. Il rhinovirus, invece, responsabile del comune raffreddore, rilevato nel 40,7% è stato associato a tosse e rinite, nel 10,8% dei bambini è stata diagnosticata un’infezione da altri coronavirus associati al mal di gola, mentre il bocavirus è stato rilevato nel 3,2% dei bambini”, spiega Carolina Cason, ricercatrice e prima autrice dello studio. “Nonostante l’isolamento sociale e l’utilizzo di gel e mascherine si è osservato che il virus del raffreddore ha continuato a circolare in maniera importante. Questo dato è supportato da recenti dati di letteratura che suggeriscono come questo virus, dotato di un mantello esterno, dimostri un’elevata resistenza ai disinfettanti a base alcolica, aumentando così il rischio di trasmissione attraverso le mucose e la contaminazione delle superfici inanimate, sorgenti di infezione molto frequente nei bambini”.

L’isolamento sociale appare aver avuto un impatto, per l’età pediatrica, in particolare sul virus dell’influenza e sul virus respiratorio sinciziale; la circolazione di quest’ultimo è ripresa improvvisamente e in condizioni di solito non favorevoli dopo l’allentamento delle misure nell’estate del 2021, con casi di bronchiolite e ricoveri. “L’impatto sulle strutture ospedaliere di questi piccoli pazienti, tutti con meno di 6 mesi, è elevato”, dice in merito Alessandro Amaddeo, e conclude: “La disponibilità di un test in grado di identificare molto velocemente non solo Sars-CoV-2, ma anche altri patogeni, permette non solo di velocizzare i diversi percorsi assistenziali, ma anche di predisporre al meglio l’isolamento dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2 da quelli che necessitano di ricovero per altre complicanze”.