Identificate due varianti germinali che potrebbero essere correlate allo sviluppo di alcuni tumori nei bambini

Due varianti rare ereditabili del gene STAG1 potrebbero essere correlate, in una percentuale di casi piccola, allo sviluppo di alcuni tumori ematologici, in particolare, la leucemia linfoblastica acuta e la sindrome mielodisplastica. La segnalazione proviene da una ricerca pubblicata sulla rivista Blood Cancer Journal.

Per questa ricerca è stato realizzato uno screening su 120 bambini affetti da leucemia linfoblastica acuta, 19 bambini di cui era nota la presenza in famiglia di casi di leucemia linfoblastica acuta o leucemia mieloide acuta e due bambini con sindrome mielodisplastica. I ricercatori della Fondazione Tettamanti insieme con i colleghi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, dell’Università di Monaco e dell’Università di Dresda, hanno identificato nel gene STAG1 la variante Arg1167Gln in un bambino di 2 anni con leucemia linfoblastica acuta e la variante Arg1187Gln in un adolescente di 14 anni con una forma di sindrome mielodisplastica. Tutte e due queste varianti sono rare e sono localizzate in una regione altamente conservata del gene, dove si ritrovano spesso mutazioni implicate nell’oncogenesi.

Inoltre, con test in vitro, è stato dimostrato che la presenza di queste mutazioni nelle cellule tumorali si associa ad alterazioni funzionali che si riflettono in un danno al DNA e in una capacità ridotta da parte della cellula di ripararlo, condizioni che potrebbero predisporre allo sviluppo di una leucemia o una mielodisplasia. Il prossimo passo dei ricercatori sarà cercare di capire i passaggi e i meccanismi con cui i danni funzionali potrebbero portare all’insorgenza dei tumori, con l’obiettivo di prevenirne l’insorgenza clinica.

“Abbiamo dimostrato per la prima volta che varianti di un gene della famiglia delle coesine, il gene STAG1, determinano alcune condizioni che possono aumentare il rischio di sviluppare leucemie e displasie”, racconta Giovanni Cazzaniga, responsabile dell’unità di ricerca di ‘Genetica della leucemia’ della Fondazione Tettamanti e professore associato di genetica medica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. “È un dato nuovo: fino a pochi anni fa le leucemie erano considerate malattie senza predisposizione famigliare; oggi si sa che non è così, si sta capendo che nel 5-10% dei casi di tumori emato-oncologici pediatrici ci possono essere condizioni genetiche ereditarie che ne aumentano il rischio. I geni delle coesine non erano ritenuti fra quelli in grado, se alterati, di aumentare il rischio di sviluppare di queste patologie. Non c’è una conseguenza immediata, ma certamente conoscere in modo sempre più approfondito la storia della malattia permette di studiare come prevenire il suo manifestarsi”.

Viene sottolineato come in presenza di queste alterazioni potrebbe esserci un rischio aumentato di sviluppare il tumore, ma rischio non significa certezza di malattia. Occorrono ulteriori studi per capire se vi siano implicazioni terapeutiche da questa scoperta; se i risultati fossero confermati in casistiche più ampie, in caso di pazienti con queste varianti del gene STAG1 potrebbe essere meritevole una consulenza genetica per ricercare la presenza di tali mutazioni in altri membri della famiglia ed eventualmente impostare un programma di sorveglianza (al momento non disponibile per queste condizioni), oltre che per prendere decisioni terapeutiche appropriate, quale per esempio l’evitare la radioterapia, che di per sé aumenta il danno al DNA.

Lo studio pubblicato ha come primo autore Claudia Saitta, neo dottore di ricerca della Fondazione Tettamanti e co-last Grazia Fazio, ed è stato realizzato grazie al supporto dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e del Comitato Maria Letizia Verga.