La SIN propone un allargamento delle TIN a fronte delle poche e disomogeneamente distribuite Terapie Intensive Pediatriche

Garantire l’assistenza per i trattamenti intensivi pediatrici dei primi mesi di vita nelle Terapie Intensive Neonatali (TIN), data la scarsità sul territorio italiano di Terapie Intensive Pediatriche (TIP), che comporta spesso il ricovero dei bimbi nelle terapie intensive degli adulti. La Società Italiana di Neonatologia (SIN) lancia la proposta di un allargamento delle TIN a questo scopo, in occasione del XXVIII Congresso Nazionale da poco conclusosi a Firenze.

La SIN riporta con in Italia vi sia una carenza e una distribuzione disomogenea (a favore delle regioni del NORD) delle TIP. La situazione italiana è stata riportata recentemente anche in un articolo pubblicato sulla rivista European Journal of Paediatrics da Nicola Pozzi e il Gruppo di Studio di Terapia Intensiva della Prima Infanzia della SIN. Fra l’altro viene riportato dalla SIN come sia difficile individuare i posti letto della TIP, in quanto non c’è il codice disciplina che lo identifica. L’ultimo dato disponibile del 2014, del Network italiano delle Terapie Intensive Pediatriche-TIPNet (registro italiano su base volontaria) ne indica 23 di cui 11 al Nord, 8 al Centro e 4 per il Sud/isole, ipotizzando numero complessivo di 202 posti. Questo comporterebbe un rapporto posti letto/bambini molto basso, pari a 1:75.000, a confronto di Paesi come UK con 1:25.000 o USA con 1:18.000.

Data l’importanza delle TIP, come delle TIN, la SIN propone dunque delle TIN ‘allargate’ per garantire cure più appropriate. Le TIN in Italia, secondo la SIN, sono 118, presentano una distribuzione omogenea e alcune già gestiscono i bambini con oltre 30 giorni di vita. “Pensiamo che questo modello assistenziale possa avere numerosi vantaggi, perché molte patologie di cui sono affetti i lattanti e piccoli bambini, che necessitano del ricovero in TIP, sono state contratte durante il periodo perinatale (basti pensare ai lattanti e bambini con conseguenze della prematurità, dell’asfissia perinatale, con disordini congeniti e sindromi, etc) e pertanto i neonatologi sono più predisposti alle cure di questa tipologia di bambini rispetto agli intensivisti in generale”, spiega Luigi Orfeo, presidente della SIN. “Inoltre, anche in caso di una nuova ondata di pandemia da COVID-19, questo modello assistenziale potrebbe essere di beneficio nella gestione dei piccoli bambini laddove c’è scarsità di posti intensivi”.

Il modello misto di TIN allargate è già presente per esempio in Germania, Francia e Spagna, mentre in altri Paesi come Olanda, Svizzera e Israele TIN e TIP restano separate.
La proposta di allargamento delle TIN comporterebbe da una lato percorsi formativi specifici per gli operatori sanitari (neonatologi e infermieri) sulle cure intensive pediatriche (sia accademici, sia da parte delle società scientifiche che, come la SIN, devono essere in prima linea), dall’altro l’adeguamento strutturale e tecnologico necessario per le gestione di pazienti di età maggiore, con presidi specifici, come per la ventilazione invasiva e non, gli accessi vascolari eco-guidati, il monitoraggio invasivo e non, e così via (su cui la SIN dovrebbe collaborare con gli organi istituzionali nel redigere degli standard minimi organizzativi).