L’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OSMED) ha recentemente pubblicato il nuovo rapporto su “L’uso dei farmaci in Italia” (agosto 2023). Si tratta di un poderoso documento (957 pagine), che ne fotografa i vari aspetti nel nostro Paese.

Come sempre, uno specifico capitolo riguarda l’età pediatrica, che mette in evidenza come il 45% di bambini e adolescenti abbiano ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica nell’anno oggetto di valutazione (2022). Si sottolinea come vi sia stato un importante incremento dei consumi pediatrici in termini di prescrizioni (+31,7%), confezioni (+31,0%) e spesa pro capite (+18,7%) rispetto all’anno precedente. Come in passato, gli antimicrobici per uso sistemico hanno rappresentato la categoria terapeutica più frequentemente utilizzata dai minori, seguiti dai farmaci dell’apparato respiratorio.

Ambedue queste classi di princìpi attivi hanno mostrato un ancor più rilevante incremento, rispettivamente del 53,3% e del 36,9%. Il Rapporto ribadisce che l’associazione amoxicillina/acido clavulanico risulta il farmaco più prescritto (primo posto tra i 30 princìpi attivi a maggior consumo) e in aumento del 57,2% rispetto al 2021, confermando, inoltre, abitudini prescrittive non omogenee tra Nord, Centro e Sud e probabilmente non sempre appropriate (vedi anche Editoriale de Il Pediatra 4/2023, pag. 2). L’eccessivo uso di antimicrobici e di molecole non di prima scelta aumenta il rischio di resistenze batteriche sempre più frequenti nei minori (v. Abstract pag. 4).

Oggi, non si devono poi trascurare possibili conseguenze ambientali.

A questo proposito merita di essere segnalata la nuova sezione del Rapporto su “Impatto ambientale dei farmaci” dedicata all’analisi dei potenziali effetti sull’ecosistema di princìpi attivi ad alto utilizzo o ad alta tossicità. La nuova sezione ha l’obiettivo di indurre una sensibilizzazione sulla problematica emergente dei rapporti tra farmaci, loro metaboliti e salute ambientale.

A proposito dei prodotti più utilizzati nei bambini (gli antibiotici), si ricorda che diversi princìpi attivi, tra cui amoxicillina e due macrolidi (azitromicina e claritromicina) sono a rischio alto o moderato di effetti negativi sull’ecosistema. La presenza di antibiotici nell’ambiente può, infatti, contribuire allo sviluppo e alla diffusione delle resistenze batteriche; i macrolidi poi possono alterare le dinamiche di popolazione e le reti alimentari di alghe e i cianobatteri.

Ma l’attenzione prescrittiva dovrebbe riguardare anche altre classi di farmaci ad uso pediatrico. Ad esempio, il Rapporto segnala come l’ibuprofene, uno degli antinfiammatori più comunemente utilizzati nei bambini, possa causare effetti avversi negli animali e nelle piante acquatiche (danni citotossici e genotossici; effetti sulla crescita, riproduzione e comportamento). Anche alcuni antidepressivi (es. sertralina ora nella lista dei primi 30 princìpi attivi per consumo in età pediatrica) sono stati associati a un alto rischio ambientale.

Infine, le differenze di utilizzo delle varie molecole tra Nord, Centro e Sud suggeriscono che non omogenee abitudini prescrittive possano determinare rischi ambientali diversi tra le varie aree del Paese, necessitando di strumenti di monitoraggio ben disegnati su esigenze locali.

In estrema sintesi, nell’uso di qualunque farmaco nei bambini si dovrebbe sempre avere un approccio scientificamente informato, che tenga conto delle reali esigenze del singolo paziente, di prescrizioni basate sulle indicazioni di autorevoli linee guida e anche di eventuali riflessi negativi sull’ambiente perché “è obbligo morale del pediatra salvaguardare le nuove generazioni da danni dell’ecosistema conseguenti alle attuali attività umane” (S. Bernasconi, Il Pediatra 3/2023, p. 60), comprese quelle sanitarie.