Pubblicati i risultati di una ricerca dell’Università di Torino assieme ad Harvard Medical School su una strategia che potrebbe migliorare l’efficacia delle cure
Utilizzare cellule CAR T contro il recettore ALK, in combinazione con inibitori di ALK nel trattamento del neuroblastoma potrebbe portare a risultati promettenti. La nuova strategia di ricerca, che potrebbe migliorare l’efficacia delle cure per il neuroblastoma, è stata delineata dal gruppo di ricerca guidato da Roberto Chiarle del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino e professore presso il Boston Children’s Hospital e la Harvard Medical School.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cancer Cell ed è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. La nuova terapia cellulare di tipo CAR T è stata prodotta in laboratorio e la speranza dei ricercatori è che possa essere sperimentata presto nei bambini ad alto rischio.
Le CAR T in questo caso sono indirizzate verso il recettore ALK, il cui gene è un oncogene implicato in molti altri tipi di tumore. Poiché non tutti i pazienti con neuroblastoma hanno livelli sufficienti di recettori ALK sulle cellule tumorali per attirare un attacco da parte di queste cellule CAR T, il gruppo di ricercatori di Roberto Chiarle, guidato dalla ricercatrice Elisa Bergaggio, ha aggiunto al trattamento un farmaco inibitore di ALK: l’inibitore, oltre a silenziare la segnalazione oncogenica da parte dei recettori ALK, aumentava il numero di questi recettori sulla superficie cellulare, ovviando a quanto prima indicato.
La combinazione terapeutica si è dimostrata efficace in animali con neuroblastoma metastatico, con una significativa riduzione della crescita tumorale e un miglioramento nella sopravvivenza nei topi trattati.