SINPF e SINPIA, alla terza edizione del convegno congiunto, si sono confrontati sulla condizione e sul ruolo delle strategie terapeutiche
Il rischio di comportamenti impulsivi tra persone con un disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder ADHD) e di coinvolgimento in reati minori e il ruolo di una scarsa aderenza terapeutica su tale rischio. Sul tema si sono confrontati la Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF) e la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) in occasione della terza edizione del convegno congiunto.
SINPF e SINPIA riportano uno studio appena pubblicato su The Journal of Child Psychology and Psychiatry condotto dal Dipartimento di Psichiatria infantile e dell’adolescenza del Centro medico universitario dell’Università di Groningen, Paesi Bassi su quasi 20.000 ragazzi, secondo il quale la maggiore aderenza ai farmaci per l’ADHD sarebbe associata a una riduzione del rischio di commettere un reato minore. I risultati si inseriscono nella discussione sulla corretta gestione dell’ADHD e questo tema è affrontato nel convegno congiunto, il cui obiettivo è “implementare e diffondere le conoscenze sulle principali classi di farmaci in psichiatria in una prospettiva trasversale di neurosviluppo che metta a confronto la realtà clinica dell’età evolutiva e quella dell’età adulta. Dal confronto e dalla contaminazione di queste due realtà possono essere identificate strategie terapeutiche efficaci e personalizzate in grado dire rispondere ai bisogni ancora inevasi per la psichiatria delle diverse età della vita”, ha spiegato Matteo Balestrieri, co-presidente della SINPF e professore di psichiatria all’Università di Udine.
“L’ADHD è uno dei principali disturbi del neurosviluppo ed è una delle più comuni condizioni psichiatriche dell’infanzia. In Italia, ha una prevalenza stimata del 2,9% nella fascia d’età tra 5 e 17 anni, in linea con la media europea. In molti casi permane nell’età adulta, dove si registra una prevalenza analoga”, ha detto Giovanni Migliarese, primario di psichiatria all’ASST di Pavia e consigliere SINPF tra i promotori del convegno. “L’impatto del disturbo sulla qualità di vita delle persone dipende da numerose variabili e dall’interazione con l’ambiente e il contesto: alcuni periodi di vita diventano più difficili, soprattutto quando le persone affrontano dei passaggi evolutivi”.
Elisa Fazzi, presidente Sinpia e ordinario di neuropsichiatria infantile agli Spedali Civili – Università di Brescia, soffermandosi sulle manifestazioni della condizione, ha sottolineato: “L’ADHD può accompagnarsi a disturbi d’ansia, del sonno e dell’apprendimento se non diagnosticata e trattata correttamente. In particolare, la sottostima della diagnosi è particolarmente frequente nella giovane popolazione femminile, perché si presenta clinicamente differente, prevalendo l’aspetto delle difficoltà dell’attenzione, piuttosto che l’iperattività marcata. Le femmine inoltre vanno più incontro nell’età successiva a problemi di uso di sostanze e autolesionismo. Il disturbo in età adulta è anche correlato a performance accademiche e lavorative inferiori alla media, con effetti sulla condizione economica”.
La gestione terapeutica
Sul tema della gestione terapeutica dell’ADHD, riprendendo lo studio olandese appena pubblicato, Matteo Balestrieri ha detto: “I risultati mostrano che un’elevata aderenza ai farmaci per l’ADHD si associa a una riduzione del rischio di commettere un reato minore tra il 33% e il 38% rispetto a periodi di bassa aderenza, ovvero periodi con o senza quantità sufficienti di farmaci dispensati. La riduzione del rischio può quindi essere probabilmente associata ai farmaci per l’ADHD”.
E sui risultati ha precisato Giovanni Migliarese: “Chiaramente l’uso di farmaci per l’ADHD può ridurre la tendenza a comportamenti compensativi impulsivi in persone con questo disturbo. Nello studio riportato bisogna sottolineare che i reati sono minori, quali atti vandalici, violazioni dell’obbligo di frequenza scolastica, minacce, risse o uso e possesso illegale di fuochi d’artificio, tendenzialmente legati a comportamenti ad alta ‘sensation seeking’ e dunque impulsivi. È importante non effettuare una connessione diretta tra ADHD e comportamenti delinquenziali che hanno altra genesi”. Viene infatti indicato che il caso degli autori di reato che manifestano in più occasioni un comportamento antisociale è diverso, specificano gli esperti: “In questi casi la carica di aggressività, spesso favorita dall’uso di sostanze, è da ricondursi ad una incapacità di gestire l’aggressività su base biologica e mentale”.