Ridurre a zero l’esposizione prenatale all’etanolo: la SIN sottolinea l’importanza di parlare di prevenzione e sensibilizzazione sui rischi da consumo di alcol
Se la mamma bene anche il bambino bene. La Società Italiana di Neonatologia (SIN), con l’occasione della Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla Sindrome feto-alcolica e i disturbi correlati (FASD, International Fetal Alcohol Spectrum Disorders), riporta come l’unico modo per prevenire al 100% i disordini feto-alcolici neonatali sia l’azzeramento dell’esposizione prenatale all’etanolo.
La SIN ricorda come spesso la percezione sia che il ‘bicchierino ogni tanto’, se di rado e in quantità minime, rappresenti una concessione senza rischi o conseguenze per la salute, anche in gravidanza o in puerperio e come le prove scientifiche indichino, invece, un rischio reale per la salute feto – neonatale. La diretta conseguenza dell’esposizione fetale all’alcol è lo Spettro dei Disturbi Feto Alcolici (FASD), su cui si sofferma il presidente della SIN Luigi Orfeo: “La FASD, che si può prevenire al cento per cento con una corretta informazione, è ad oggi la disabilità cognitiva non genetica più comune, la cui diagnosi, tuttavia, è complessa e può arrivare anche tardivamente in età adulta”.
Nello Spettro dei Disturbi Feto Alcolici, prosegue la SIN, vi sono oltre quattrocento condizioni associate di deficit dell’attenzione e cognitivi, disturbi comportamentali, di pianificazione e dell’apprendimento, e quattro macro classificazioni diagnostiche: Disturbo dello Sviluppo Neurologico Alcol-Correlato (ARND), Difetti alla Nascita Alcol-correlati (ARBD), Sindrome Feto Alcolica parziale (pFAS) e Sindrome Feto Alcolica (FAS, il quadro clinico di FASD espresso nella sua forma più grave).
“Ad oggi, non si conosce la dose minima di alcol sicura o priva di rischi, né il motivo per cui alcuni bambini sviluppino disabilità più gravi rispetto ad altri o perché alcuni le manifestino in modo meno evidente. L’unica forma di prevenzione è assumere zero alcol in gravidanza, perché zero alcol significa zero esposizione prenatale all’etanolo”, dice ancora Luigi Orfeo.
Una campagna e un progetto
Nelle attività CCM 2023 del Ministero della salute, è stato finanziato il progetto ‘Salute materno-infantile: formazione degli operatori socio-sanitari ed empowerment delle giovani donne (18-24 anni) sui rischi connessi al consumo di alcol in gravidanza‘, coordinato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping e dal Servizio tecnico scientifico di coordinamento e supporto alla ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità e condotto in collaborazione con il Dipartimento Materno Neonatale dell’IRCCS Burlo Garofalo di Trieste, il Dipartimento Materno infantile e Scienze Uroginecologiche del Policlinico Umberto I di Roma e la UOC Neonatologia e Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale San Marco di Catania.
Il progetto si propone di monitorare il reale consumo di alcol in gravidanza e l’eventuale uso concomitante di altre sostanze psicotrope, di formare i professionisti sociosanitari sui fattori di rischio della salute madre bambino in epoca prenatale e nei primi anni di vita, e di divulgare corrette informazioni scientifiche alla popolazione generale e alla popolazione dei giovani.
La giornata ha visto anche una campagna di sensibilizzazione sui principali social media (dall’Istituto Superiore di Sanità, con il coordinamento scientifico del proprio Centro nazionale Dipendenze e Doping) rivolta alle giovani donne e a chi pianifica una gravidanza, per spiegare che non esiste una quantità sicura di alcol nel periodo della gestazione e l’unica scelta possibile per tutelare il bambino che nascerà è non assumere alcolici.
Giuseppe Ricci e Sheherazade Lana, del dipartimento materno neonatale IRCCS Burlo Garofolo Trieste, concludono sottolineando l’importanza di queste giornate di sensibilizzazione, che rappresentano “l’occasione per rimarcare la riconosciuta urgenza istituzionale di sensibilizzare la comunità, anche socio sanitaria, sul ruolo cardine dell’informazione corretta, oggettiva e basata su evidenza scientifica per prevenire al cento per cento i disordini feto-alcolici, evitando il consumo di bevande alcoliche in gravidanza e riducendo a zero l’esposizione prenatale all’etanolo, e per promuovere il cambiamento culturale necessario affinché il messaggio se mamma beve, anche il bimbo beve diventi un automatismo per tutti”.