Uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù riporta la presenza di anomalie nel tracciato elettrocardiografico nel 9% dei giovani atleti
Nello screening per lo sport agonistico, l’elettrocardiogramma (ECG) rappresenta un ottimo strumento per individuare precocemente eventuali cardiomiopatie, o altre patologie, che possono aumentare il rischio di morte improvvisa anche in giovani atleti apparentemente sani. Ad affermarlo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che in uno studio pubblicato sulla rivista della Società Europea di Cardiologia Pediatrica (Cardiology in the Young) ha rilevato di anomalie nel tracciato elettrocardiografico per il 9% di circa 600 bambini e ragazzi esaminati, il 3% dei quali è stato sospeso precauzionalmente dall’attività agonistica.
Il riscontro all’ECG di screening di un’Onda T negativa (o “Inversione dell’Onda T”, WTI), va registrata come anomalia della ripolarizzazione e può fa nascere qualche sospetto anche in soggetti molto giovani e apparentemente sani, riporta l’Ospedale, fino a rappresentare una controindicazione alla pratica sportiva agonistica. In questi casi i protocolli di valutazione per l’idoneità sportiva prevedono indagini ulteriori per arrivare a una possibile diagnosi o escludere una cardiopatia.
La ricerca
Su queste basi è stato effettuato lo studio dai medici e ricercatori della Medicina dello Sport dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, per valutare la prevalenza di anomalie della ripolarizzazione (inversione dell’Onda T) in giovani atleti agonisti e determinare se queste anomalie all’ECG possano essere associate all’insorgenza di cardiomiopatie in assenza di altre caratteristiche patologiche. Alla ricerca hanno collaborato la Radiologia Toracica e Cardiovascolare Avanzata e la Cardiologia e Aritmologia di San Paolo, Palidoro e Santa Marinella e sono stati coinvolti in un periodo di 18 mesi un totale di 581 atleti di età media 15 anni, per la maggior parte maschi (80%). In 53 (9%) sono state rilevate anomalie nel tracciato ECG legate alla presenza dell’inversione dell’Onda T e 17 fra loro (3%) non hanno avuto l’idoneità all’attività sportiva agonistiche per le patologie cardiache riscontrate con esami di approfondimento (ecocardiogramma, Holter ECG, RMN o TAC cardiaca): 8 cardiomiopatie, 2 miocarditi, 5 ponti miocardici, 2 anomalie coronariche. Gli altri hanno potuto avere l’idoneità agonistica con l’indicazione di controlli ravvicinati ogni 6-12 mesi.
“La probabilità che gli atleti agonisti abbiano una cardiomiopatia nascosta è bassa, ma non trascurabile. Lo screening elettrocardiografico, preliminare all’idoneità sportiva agonistica, si conferma dunque un’ottima opportunità per identificare precocemente cardiomiopatie e altre patologie che aumentano il rischio di morte improvvisa in giovani atleti apparentemente sani”, conclude Ugo Giordano, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina dello Sport dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. “Le eventuali anomalie della ripolarizzazione, segnalate dall’inversione dell’Onda T, vanno sempre indagate e approfondite rivolgendosi a centri specializzati. In Italia i protocolli di valutazione per l’accesso all’attività sportiva agonistica sono giustamente molto rigorosi. La visita specialistica per il rilascio dell’idoneità prevede la visita cardiologica, l’elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo, l’esame spirometrico e un referto di esame delle urine. Per l’attività sportiva non agonistica, malgrado non vi sia un obbligo in questo senso, il consiglio dei Medici dello Sport è quello di effettuare sempre l’elettrocardiogramma a ogni visita per il rilascio del certificato, in considerazione del suo valore quale strumento di screening per la salute”.