Un’attenta osservazione della salute orale in età pediatrica costituisce un indicatore prezioso dello stato di welfare
Le linee guida elaborate dal Ministero della Salute circa 10 anni or sono affermano che “la promozione della salute, ivi compresa quella orale, rappresenta un fattore di crescita socio-culturale e deve essere basata su interventi multidisciplinari” (https://www.salute.gov.it) che devono coinvolgere diversi professionisti sanitari.
La salute orale può infatti rappresentare un indicatore dello stato di welfare. A questo proposito in diverse aree europee e americane è stata riportata una diminuzione della prevalenza di carie, mentre i dati per l’età evolutiva non sono soddisfacenti nel nostro Paese. Un recente studio trasversale (II Indagine Nazionale sulla salute orale dei bambini) eseguita con metodologia omogenea sul territorio nazionale, che ha tenuto conto anche dello stato socioeconomico delle famiglie e dell’origine dei genitori, ha dimostrato che complessivamente solo il 45,6% di oltre 7.000 bambini della scuola materna risultava “caries free” (Campus et al., BMC Pediatrics 2022; 22: 443).
Inoltre, i bambini nati da almeno un genitore di origine non europea presentavano un tasso di malattia cariosa significativamente maggiore di quelli europei (rispettivamente 72.6% vs 41.6%; p<0.01). Una diversa prevalenza di carie è stata, inoltre, rilevata tra le varie aree del Paese con un gradiente Nord-Sud come per altri indicatori di salute. Lo stato socio-economico e alcuni parametri (allattamento al seno, utilizzo del ciuccio, frequenza dello spazzolamento dei denti, dieta cariogena, fumo di sigaretta dei genitori) sono risultati altri fattori in grado di influenzare la salute orale di questo ampio campione di minori.
La situazione peggiora nella fascia dei 12 anni, dove solo il 30% risulta “caries free”, ma con meno disomogeneità tra le varie Regioni (Campus et al., Nature Scientific Reports 2020; 10:15622). Questi dati indicano un peggioramento rispetto a una simile indagine effettuata negli anni 2004-2005 (Prevalenza di carie: 4 anni 21,6%; 12 anni 43,1%).
Riguardo alla prevenzione orale in età evolutiva, dati Istat indicano, inoltre, che poco più del 70% dei ragazzi/e fino a 14 anni lava i denti più di due volte al giorno e solo il 25% effettua una valutazione odontoiatrica almeno una volta all’anno, anche in questo caso con un gradiente Nord-Sud e con uno stretto rapporto con la situazione socio-economica della famiglia. La salute orale nei bambini rimane, quindi, un problema di salute pubblica irrisolto, soprattutto nelle fasce di popolazione a basso reddito e tra i gruppi più svantaggiati socialmente ed economicamente.
Anche in base a questi rilievi si è deciso di dedicare il Focus di questo numero ad alcuni aspetti della salute orale. Così, Luigi Paglia ribadisce il grande ruolo della prevenzione (pag. 32), per cui è fondamentale la funzione dei genitori nei confronti dei quali è opportuna un’opera di costante e ripetuta educazione in rapporto alle tappe di crescita del bambino, anche utilizzando apposito materiale didattico come le pratiche linee guida elaborate dall’Università di Bologna (https://dibinem.unibo.it).
L’articolo di Maria Rita Giuca mette poi in evidenza un aspetto poco noto delle malattie dentali, cioè l’ipomineralizzazione dei molari e degli incisivi: una patologia spesso sottodiagnosticata ma sempre più comune nei bambini (pag. 36). Infine, altri spunti di riflessione per la nostra professione emergono dalla selezione di alcuni contributi della letteratura internazionale che dimostrano, ad esempio, come un’adeguata esplorazione della cavità orale possa mettere in evidenza segni di abuso o un esordio di malattie rare, oltre a rappresentare l’occasione per un momento di educazione nei confronti del papillomavirus (pag. 4).
Complessivamente un’occasione di aggiornamento su aspetti a volte poco discussi, ma su cui i pediatri, in particolare quelli di famiglia per la loro funzione anche di antenna sociale, svolgono un ruolo fondamentale.