Oltre 1.100 partecipanti da ogni latitudine del Paese, 19 città rappresentate dai relatori, che hanno animato la 29° edizione del Convegno de I Pinguini (Firenze, 15-16 Novembre), quest’anno dedicato al tema “…naturalmente Italia! un viaggio tra bellezza e benessere” dei bambini, della salute generale e del pianeta.
Si conclude con un “bilancio di salute” più che positivo l’annuale incontro di (in)formazione per il mondo della pediatria che decreta il suo successo per il format interattivo, coinvolgente, l’innovazione dei contenuti scientifici, i consigli pratici su casi “di tutti i giorni” presso gli ambulatori dei pediatri di famiglia, territoriali e di libera scelta, come anche di problematiche più specifiche, meritevoli di attenzione. Tematiche affrontate sempre con lo spirito giusto, quello dei pinguini: l’autorevolezza sapiente divulgata in maniera divertente, capace di strappare risate all’intera audience nel bel mezzo delle relazioni.
Alcuni spunti interessanti
Anche questioni all’ordine del giorno possono dare qualche perplessità, come la “faccenda” della Vitamina (Vit.) D: quanto se ne sa veramente, specie in ambito di profilassi e prescrizione? A fare il punto è un questionario condotto fra la platea seguito da chiare indicazioni: la Vit. D può essere considerata un vero e proprio ormone (a dispetto del nome) che esercita benefiche azioni scheletriche e extra-scheletriche, pertanto raccomandata in tutti i lattanti durante il primo anno di vita, indipendentemente dal tipo di allattamento, a partire dalla dose di 400 UI/die. In profilassi, recenti linee guida la raccomandano in età pediatrica (1-18 anni) sia per la prevenzione del rachitismo carenziale sia di infezioni respiratorie, dove dimostrerebbe azione di efficacia. In supplementazione, dopo il primo anno di vita, è consigliata una somministrazione personalizzata, studiata in funzione di fattori di rischio di carenza (almeno 600 UI/die), comunque sempre in dosaggi compresi tra i fabbisogni giornalieri e la massima tollerabilità di assunzione. Infine, sebbene i livelli di Vit. D possano rappresentare un indicatore della salute generale della persona, il dosaggio dei livelli di 25(OH)D come screening nella popolazione generale non è raccomandato.
Come riconoscere la rinorrea
Ci sono chiare manifestazioni per classificare correttamente le forme che portano al “naso che cola” e definirne la potenziale causa. Prezioso indicatore in caso di rinorrea acquosa è l’età: se compare in età scolare è sospetta per allergia, mentre se prescolare depone per una virosi, all’opposto di una rinorrea densa che identifica una forma catarrale. A seconda poi del quadro sintomatologico sarà necessario eseguire test allergometrici o indagare le riniti non allergiche con fibroscopia/citologia nasale e guardare con sospetto alle forme miste. Anche la terapia della rinite va personalizzata sulla base della sintomatologia: decongestionanti topici e sistemici in pediatria non possono essere usati, gli steroidi e antistaminici di seconda generazione funzionano abbastanza bene in pediatria, e danno sicurezza sotto tanti punti di vista, in primis non passano la barriera emato-encefalica e alcuni sono utilizzabili anche in gravidanza e allattamento (Loratadina, levocetirizina, cetirizina), sono la scelta ottimale per ridurre rinorrea, starnutazione e prurito nasale, gli steroidi topici nasali in presenza di ostruzione, e in caso di rinite cronica perenne e stagionale e nelle forme che non rispondono uno spray nasale in associazione (steroide topico antistaminico e steroide topico nasale), ricordando che le due formulazioni in commercio non sono raccomandate sotto i 12 anni. L’immunoterapia specifica è molto efficace se usata adeguatamente e i lavaggi nasali sono nella gran parte dei contesti una corretta indicazione e in alcuni casi l’unica azione da fare, gli antibiotici sono indicati nelle rinosinusiti acute non complicate. Attenzione va prestata inoltre alle forme di rinite allergica locale (LAR), alle forme idiopatiche e alle riniti immunitarie (Nares, Narma, Naresma). Fondamentale la riduzione/eliminazione dei fattori di rischio, in prevalenza il fumo attivo, passivo e di terza mano e della e-cig, l’esposizione a comunità.
Asma difficile
La gestione dell’asma severo presenta nel bambino numerose sfide, a partire dalla complessità del quadro clinico che spesso richiede una comprensione profonda dei fattori scatenanti e delle comorbidità presenti. Una delle criticità più rilevanti nel post diagnosi è l’aderenza costante da parte dei bimbi e delle famiglie al trattamento, spesso influenzata da aspetti sociali, psicologici ed educativi, invece cruciale per il controllo della malattia. Solo la sinergia attiva fra bambino, contesto famigliare e team sanitario può favorire la gestione “educata e controllata” dell’asma, dei sintomi e dei fattori trigger su cui impostare approcci individualizzati e multidisciplinari, funzionali a ridurre le manifestazioni anche a lungo termine. In tema di ricerca e innovazione sono e saranno necessari l’incentivazione allo sviluppo di biomarcatori diagnostici, la definizione di terapie personalizzate, fra cui anche nuove terapie biologiche, l’implementazione dell’utilizzo di tecnologie digitali per il monitoraggio e il supporto da remoto. Tutte azioni che potranno contribuire efficacemente alla migliore gestione dell’asma da parte del paziente e del clinico/pediatra.
Intestino, microbioma e infiammazione
Si conferma il ruolo del microbioma nel contesto di patologie a base infiammatoria (cronica). Geni ed esposizione a fattori ambientali sono elementi necessari ma non sufficienti per innescare la marcia verso lo sviluppo di un quadro di infiammazione conclamata, quindi delle annesse patologie croniche. Sul processo impattano anche gli stili di vita, quello occidentale sembra poter aumentare sensibilmente il rischio e in particolare il microbioma, specie intestinale, sembra essere fra i principali corresponsabili del viraggio da predisposizione clinica a malattia conclamata. Recenti studi hanno identificato la dieta come fattore chiave fra gli elementi che possono disturbare l’engraftment e la maturazione di un microbioma simbiotico, capace cioè di colonizzare e apportare vantaggio all’organismo. I pediatri di base, così come è avvenuto per il contenimento delle malattie infettive, a beneficio della salute pubblica, avranno un ruolo altrettanto determinante nel favorire interventi personalizzati (medicina di precisione) e di prevenzione primaria (intercettazione di malattia) in ambito di malattie infiammatorie croniche.