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L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha messo a punto un metodo per valutare la risposta alla terapia in bambini con cheratocongiuntivite primaverile
Capire l’andamento della cheratocongiuntivite primaverile, e dunque l’efficacia dei trattamenti, attraverso le lacrime raccolte con il test di Schirmer. A realizzare lo studio, in cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Allergy, è l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, grazie a una collaborazione tra l’Unità di Ricerca Cellule Linfoidi dell’Immunità Innata e l’ambulatorio multidisciplinare dedicato a questa patologia coordinato dall’Unità Operativa di Allergologia e dall’Unità Operativa di Oculistica.
Lo studio multidisciplinare ha valutato 58 campioni lacrimali di pazienti con cheratocongiuntivite primaverile, prelevati attraverso il test di Schirmer. Racconta Paola Vacca, responsabile dell’Unità di Ricerca Cellule Linfoidi dell’Immunità Innata: “Abbiamo scoperto che questo semplice test, già usato abitualmente nella visita oculistica, ci consente di raccogliere cellule immunitarie presenti sulla superficie oculare e di analizzarne la composizione. Questo ci permette di capire quanto è attiva l’infiammazione e se il paziente sta rispondendo alla terapia o ha bisogno di un cambiamento di trattamento”.
Infatti i ricercatori hanno rilevato una correlazione tra la quantità di leucociti presenti nella lacrima e la risposta alla terapia: nei casi non trattati o che non rispondevano alle cure il numero di cellule infiammatorie era alto, nei casi con un miglioramento clinico era invece ridotto. “Grazie a questi dati, possiamo oggi individuare soglie di riferimento per valutare la gravità della patologia e prevedere l’efficacia del trattamento. Il nostro obiettivo è offrire ai bambini cure più mirate, evitando terapie poco efficaci o troppo aggressive”, commenta Maria Cristina Artesani, allergologa dell’Ambulatorio dedicato alla cheratocongiuntivite primaverile.
Monitorare l’efficacia dei trattamenti attraverso un esame non invasivo, ben tollerato anche dai più piccoli e ripetibile nel tempo per seguire l’evoluzione della malattia rappresenta un passo importante verso una medicina sempre più personalizzata. Conclude Nicola Tumino, dell’Unità di Ricerca Cellule Linfoidi dell’Immunità Innata: “Questo studio è il frutto di una sinergia concreta tra assistenza e ricerca, resa possibile grazie all’organizzazione trasversale dell’Ospedale. Per quanto molto impegnativa, siamo orgogliosi ed entusiasti di questa impostazione di lavoro che, come sempre, pone al centro la cura dei nostri piccoli pazienti e al contempo favorisce il progredire delle conoscenze scientifiche per diagnosi sempre più precise e terapie più mirate”.