L’Associazione Culturale Pediatri esprime il dissenso sul decreto che estende il divieto di svolgere educazione sessuo-affettiva anche alla scuola secondaria di primo grado
“Come Associazione Culturale Pediatri ci facciamo garanti dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e ribadiamo con fermezza il nostro dissenso nei confronti di un disegno di legge che mette a rischio la libertà ed il diritto delle persone di ricevere un’educazione laica, inclusiva e rispettosa delle differenze”. Queste le parole che concludono il comunicato stampa dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP), dove viene espressa grande preoccupazione rispetto al DDL Valditara, che estende il divieto di svolgere educazione sessuo-affettiva anche alla scuola secondaria di primo grado.
L’ACP indica come non si possa prescindere dall’investire risorse nell’educazione delle persone bambine e adolescenti per crescere persone adulte sane e consapevoli dei propri diritti, doveri e responsabilità. “L’educazione sessuo-affettiva, alle relazioni ed al consenso è fondamentale per lo sviluppo psicofisico e sociale sin dalla prima infanzia, come riportato da OMS, Convenzione di Istanbul e Convenzione dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza, e per raggiungere obiettivi di salute e benessere, quali la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, le gravidanze indesiderate, il raggiungimento di una vita sessuale e sentimentale libera da stereotipi e basata sul consenso e sul rispetto reciproco”, afferma l’Associazione, sottolineando come un’educazione all’uguaglianza di genere e all’inclusività abbia il significato di prevenire l’intolleranza verso le minoranze, contrastare la violenza di genere e l’omolesbobitransfobia, come pure quello di offrire a persone bambine e adolescenti gli strumenti per riconoscere e accettare il proprio corpo e la propria identità di genere, senza sentire l’obbligo a conformarsi a modelli imposti o stereotipi socio-culturali spesso rigidi, binari ed escludenti. “Un’educazione realmente inclusiva aiuta a prevenire il disagio e la sofferenza che possono derivare dalla mancata rappresentazione e riconoscimento, promuovendo invece benessere, rispetto e autodeterminazione”, scrive ancora l’ACP.
In questo ambito la scuola è dunque uno spazio in cui le persone minori devono poter accedere a informazioni corrette, libere da pregiudizi, e istituzioni scolastiche e famiglie devono collaborare, ciascuna per la sua parte, con l’obiettivo di costruire un ambiente educativo che dia la possibilità alle persone minori di acquisire una visione aperta ed accogliente, anche in relazione alla sessualità e all’affettività: “Non affrontare all’interno scuola temi come la sessualità e il consenso può condurre le persone minori a cercare altrove come affrontare i cambiamenti del corpo, le relazioni ed i sentimenti”, prosegue il comunicato, indicando come il rischio concreto sia “quello di favorire la crescita di una generazione che continua a mercificare il corpo delle donne, mantenere la cultura tossica del possesso ed impedire la costruzione delle basi portanti della parità di genere”.
L’ACP sottolinea infine che “Vietare l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole rappresenta una grave violazione dei principi di libertà di insegnamento sanciti dalla nostra Costituzione”, e conclude ribadendo il dissenso portando nei confronti di tale disegno di legge.
            
		
        

