La SIN riporta l’attenzione su questa pratica, un abbraccio che cura e che fa crescere in salute, non solo i prematuri

Uno dei migliori interventi in termini di efficacia e di costi per promuovere il benessere dei neonati pretermine: può ridurre la mortalità neonatale, aumenta i tassi di allattamento al seno, migliora la crescita ponderale e degli altri parametri antropometrici. A sottolineare le caratteristiche della Kangaroo Care (KC) è la Società Italiana di Neonatologia (SIN), che indica come questa pratica di davvero ‘un abbraccio che cura’, claim scelto per il 2025 per la giornata dedicata.

“Molto recentemente sono stati pubblicati nuovi studi sul valore neuroprotettivo di questa cura. La quantità di Kangaroo Care durante l’ospedalizzazione correla significativamente con migliori punteggi nelle scale di neurosviluppo a 12 mesi”, dice il presidente della SIN, Massimo Agosti. “Diversi meccanismi possono essere in gioco per spiegare le relazioni osservate tra il contatto pelle a pelle della KC e un miglior neurosviluppo: la riduzione dello stress e la regolazione autonomica, il miglior legame tra neonati e genitori durante la degenza che facilita la relazione, l’attenzione e l’apprendimento anche più tardi nella prima infanzia. Infine, fornendo una stimolazione neuronale positiva, può direttamente contribuire alla maturazione cerebrale e alle abilità neurocognitive”.

“È noto come questa pratica moduli positivamente i livelli ormonali di ossitocina e cortisolo; tali benefici sono stati recentemente dimostrati anche nel caso in cui il parto è avvenuto per taglio cesareo in emergenza”, spiega Giuseppe Paterlini, Segretario del Gruppo di Studio della Care Neonatale della SIN, “le mamme che hanno iniziato precocemente la Kangaroo Care hanno più alti livelli di ossitocina e minori livelli di cortisolo rispetto alle mamme cui non è stata fatta questa proposta precoce; inoltre, vi è una riduzione delle citochine proinfiammatorie nelle madri del gruppo KC, che può favorire una migliore guarigione della ferita chirurgica”.

La SIN riporta come la Kangaroo Care: sia uno degli approcci più adatti per ridurre lo stress di madri e neonati; aumenti le capacità di resilienza delle madri e tale effetto positivo si confermi anche rispetto alla promozione a domicilio e su tutti i membri della famiglia; abbia un effetto sull’incidenza di infezioni neonatali (per un aumento di produzione di latte materno, una minore incidenza di ipotermia, un tempo maggiore dedicato all’assistenza da parte della madre e una dimissione più precoce dall’ospedale); vi siano prove recenti sul fatto che consenta il trasferimento di un microbioma favorevole dalla madre al bambino.

Inoltre, prosegue la SIN, vi sono studi sono anche sugli effetti della prosecuzione di tale pratica a domicilio nei neonati prematuri, per esempio sull’accrescimento ponderale e degli altri parametri antropometrici. E anche interesse a studiare l’applicazione anche ai neonati a termine e a quelli cosiddetti ‘late preterm’. Infine, la Kangaroo Care, come contatto pelle a pelle, può essere un’alternativa per sostenere la crescita ottimale e lo sviluppo del bambino nei casi in cui non sia possibile l’allattamento al seno.

La SIN segnala anche che, per approfondire e avere istruzioni, il Gruppo di Studio della Care Neonatale della SIN ha realizzato il documento “Kangaroo Care – Le Indicazioni nazionali della SIN”.

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