I disturbi specifici dell’apprendimento

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Un gruppo di disabilità frequenti nel corso dello sviluppo del bambino, che inficiano l’acquisizione delle abilità scolastiche relativamente alla lettura, alla scrittura e al calcolo: definiremo i disturbi specifici dell’apprendimento in rapporto all’inquadramento nosologico, alla diagnostica  e all’approccio riabilitativo.

di Laura Siri, Maria Rosa Marta, Paola Mori, Benedetta Cerruti, Amnon Cohen

Associazione “La Nostra Famiglia”, Centro di Riabilitazione, Sede di Varazze (SV)

SC Pediatria e Neonatologia, Ambulatorio di Neuropsichiatria Infantile, Ospedale San Paolo, Savona

 

Le difficoltà di apprendimento in età evolutiva si distinguono in disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia) e disturbi non specifici dell’apprendimento. Come sotteso dal termine “specifico”, i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) interessano uno specifico dominio di abilità in modo significativo e circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Di fatto, il principale criterio per stabilire la diagnosi di DSA è quello della discrepanza tra le abilità nel dominio specifico interessato (deficitario rispetto a quanto atteso per età e/o classe frequentata) e l’intelligenza globale nei limiti della  norma (il quoziente intellettivo totale o il quoziente migliore tra quelli ottenuti a un test multicomponenziale è pari o superiore a 85). Pertanto, per ottenere una corretta diagnosi di DSA sono necessari test standardizzati sia per misurare l’intelligenza generale sia per valutare l’abilità d’apprendimento in questione. È quindi possibile porre una diagnosi di DSA quando, a test standardizzati di lettura, scrittura e calcolo, il livello di una o più di queste tre competenze risulta di almeno due deviazioni standard inferiore ai risultati medi prevedibili in base all’età cronologica e alla classe frequentata, in presenza di un’adeguata scolarizzazione. Nella maggioranza dei casi il disturbo specifico dell’apprendimento è “misto”, cioè interessa lettura, scrittura e calcolo in misura differente, mentre di rado è interessato un unico dominio. Nel DSM IV i DSA sono inquadrati sull’Asse I come disturbi della lettura, dell’espressione scritta e del calcolo. Nell’ICD-10 vengono inseriti all’interno dei disturbi dello sviluppo psicologico con il termine di disturbi specifici delle abilità scolastiche (disturbo specifico di lettura, di compitazione, delle abilità aritmetiche e disturbo specifico misto). Al contrario, i disturbi non specifici di apprendimento (DNSA) definiscono una disabilità nell’acquisire nuovi apprendimenti non limitata a uno o più settori specifici delle competenze scolastiche, ma estesa a più settori neuropsicologici. Il ritardo mentale, il livello cognitivo borderline, il disturbo da deficit di attenzione con iperattività (ADHD), l’autismo ad alto funzionamento, i disturbi d’ansia e altri disturbi psichiatrici possono causare disturbi non specifici dell’apprendimento. Occorre inoltre porre attenzione in condizioni etnico-culturali particolari (bambini adottati o immigrati) dove è possibile incorrere nella fase diagnostica in falsi positivi.

 Epidemiologia

Le difficoltà di apprendimento specifiche e non specifiche riguardano il 10-20% della popolazione in età scolare; sono più frequenti nel sesso maschile. La prevalenza dei disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disgrafia e disortografia, discalculia) viene posta dalla maggioranza degli autori tra il 1,5 e il 5%. Queste oscillazioni sono conseguenza della difficoltà, presente in molte realtà territoriali, a porre una diagnosi precisa che implica necessariamente l’applicazione di test standardizzati. In Italia nelle ultime stime epidemiologiche la prevalenza del DSA viene valutata intorno al 2,5-3,5 %. In particolare in letteratura viene segnalato un range di prevalenza del 2-10% per il disturbo specifico della lettura, del 2-8% per quello della scrittura, dell’1-6% per quello del calcolo.