Farsi carico da subito del dolore dei bambini, appena entrano in Pronto Soccorso, senza che questo si aggiunga all’ansia nell’aspettare la visita, un’attesa che dura in media 50 minuti. Sono state pubblicate su Fighting Pain le prime raccomandazioni del gruppo PIPER (Pain in Pediatric Emergency Room) sulla fase di triage e sul dolore collegato a procedure. Il lavoro è il risultato di un confronto e condivisione di esperienze tra strutture pediatriche in Italia. Il gruppo PIPER era inizialmente composto da 19 Pronto Soccorso pediatrici e a questi si sono aggiunti 5 centri pediatrici e 5 generali, aspetto sottolineato quest’ultimo considerando che su 5 milioni di accessi al Pronto Soccorso che riguardano bambini, sono 500.000 quelli che si verificano in strutture pediatriche. «È essenziale valutare il dolore pediatrico già in fase di triage, utilizzando scale algometriche validate, anche perché la sua entità può far cambiare il codice di accesso al Pronto Soccorso e rendere prioritaria la visita medica» dice Andrea Messeri, responsabile Servizio Terapia del dolore e cure palliative dell’AOU Meyer di Firenze, uno degli autori delle raccomandazioni. «Alla misurazione deve poi seguire un adeguato trattamento, farmacologico e non. Gli infermieri triagisti sono in grado di somministrare, in sicurezza e secondo precisi protocolli d’intervento, i farmaci analgesici efficaci nel controllo del dolore pediatrico, in primis il paracetamolo. Eppure, oggi il 96% dei bambini che accedono al Pronto Soccorso non riceve alcuna terapia antalgica in triage». Vi sono quindi raccomandazioni su interventi come venipuntura, rachicentesi e sutura delle ferite, con indicazioni sulle anestesie topiche o locali e sui farmaci analgesici e sedativi quando necessari, con principi guida che non sottostimano l’effetto delle tecniche analgesiche non farmacologiche: ambiente tranquillo, contatto con genitori, l’evitare il contenimento forzato, tecniche di distrazione e rilassamento.