“È dal 25 febbraio, nelle prime fasi dell’epidemia di Covid-19, che la SIPPS chiede di fare chiarezza per proporre strategie operative funzionali. La raccomandazione è sempre la stessa: salvaguardare il sistema sanitario e proteggere il personale medico e paramedico esposto in prima linea. Per seguirla basta, soddisfare tre richieste”. A dirlo è Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), che precisa quali sono: “E’ necessario evitare in tutti i modi l’assalto agli ospedali e soprattutto ai servizi di pronto soccorso che potrebbe renderli i luoghi più pericolosi; adottare corridoi preferenziali in cui poter canalizzare l’eventuale afflusso di migliaia di casi o supposti tali nei prossimi giorni o mesi; mettere a disposizione ospedali militari delle grandi città (attualmente quasi inutilizzati), in modo tale da trasformarli in breve tempo in centri di diagnosi, isolamento e smistamento per i casi necessitanti di terapia intensiva”.
L’adozione di corridoi preferenziali e/o dedicati è “una misura necessaria, anche se non sufficiente, per evitare il diffondersi del contagio. A distanza di un mese molto è stato fatto – continua Di Mauro – si sono identificati i centri Covid per la gestione dei casi documentati (confermati dalla positività del tampone) che necessitano di ricovero, si è definita l’assistenza domiciliare per i casi sospetti o accertati non gravi, si stanno sperimentando nuove terapie, si sono creati nuovi posti letto in rianimazione grazie alle generose donazioni di enti e privati cittadini. La popolazione rispetta le restrizioni decretate dal governo, sono previste sanzioni e pene per i trasgressori, si effettuano controlli. Nella gestione dell’epidemia persistono, però- puntualizza Di Mauro- alcuni punti deboli: la carenza del personale sanitario e dei presidi, in primis, e la gestione dei casi sospetti (quindi potenzialmente contagiosi) che necessitano di ricovero, ma che non hanno ancora ricevuto una diagnosi perché non hanno fatto il tampone o non hanno ancora ricevuto il risultato”.
In molti ospedali i pazienti in età pediatrica sono gestiti in spazi dedicati, fa sapere Maria Carmen Verga, segretario nazionale SIPPS, “spesso vicini alle aree di pronto soccorso, anch’esse dedicate ai casi sospetti, non circolano per l’ospedale, non accedono al reparto dove sono ricoverati pazienti con altre patologie e dove il personale non indossa i presidi di protezione. L’inosservanza di queste basilari misure – aggiunge – può infatti comportare un grave rischio per il personale e per tutti gli eventuali contatti”.
E’ ampiamente documentato, infatti, che tra “le principali cause di contagio ci sono proprio le procedure non corrette in ambiente ospedaliero- – precisa Ernesto Burgio, componente del comitato scientifico SIPPS sulla Newsletter Covid-19- e che in condizioni di estrema necessità si tende ad abbassare la soglia di sicurezza. Sono di questi giorni le proteste per il reclutamento di specializzandi e neolaureati e per l’utilizzo delle mascherine chirurgiche nell’assistenza dei pazienti positivi al Covid-19 al posto di quelle omologate FFP3. E’ pertanto necessario verificare urgentemente se ci sono e quali sono gli ospedali in cui non sono stati approntati spazi e percorsi dedicati ai casi sospetti, la cui gestione rimane perciò indefinita ed improvvisata”.
La SIPPS conclude ribadendo che “la sicurezza è una priorità assoluta e vuole portare all’attenzione un’altra criticità auspicando che tutti gli ospedali che non hanno ancora provveduto organizzino immediatamente i percorsi e le aree dedicate ai casi sospetti – termina Di Mauro – in corso di definizione diagnostica”.
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